“Non respiro, non vedo, sto morendo”: le ultime parole di Luigi, morto per un panino
Ago 08, 2025 - Veronica Ronza
Luigi Di Sarno, morto dopo un panino a Diamante
Ha sconvolto l’intera città di Napoli la scomparsa di Luigi Di Sarno, l’artista partenopeo di 52 anni morto dopo aver mangiato un panino con salsiccia e broccoli sul lungomare di Diamante, in Calabria, dove si trovava in vacanza. Ad accompagnarlo nei suoi ultimi istanti di vita, le sue sorelle che si sarebbero precipitate da lui dopo aver compreso la gravità della situazione.
“Sto morendo”: le parole di Luigi, morto dopo un panino
Luigi si sarebbe sentito male subito dopo aver ingerito la pietanza acquistata da un venditore ambulante sul lungomare della nota località turistica calabrese. Dopo aver manifestato i primi sintomi, si sarebbe messo in viaggio verso Napoli, perdendo la vita improvvisamente all’altezza di Lagonegro.
L’ipotesi iniziale è quella di una sospetta intossicazione da botulino, che dovrà tuttavia essere confermata da ulteriori accertamenti. Si tratta di un pericoloso avvelenamento causato da un batterio che sta facendo registrare diversi casi di ricovero, compreso il decesso di una donna di 38 anni avvenuto a Cagliari.
“Lunedì pomeriggio mio fratello mi ha chiamato, mi ha detto che aveva mangiato un panino e si sentiva malissimo. Lo aveva mangiato la sera precedente, poi lo aveva tirato fuori ma diceva di essere stordito, non si sentiva bene. Per noi era una cattiva digestione ma il martedì mattina mi ha detto che continuava a non sentirsi bene. Avrebbe preso un digestivo e poi mi avrebbe fatto sapere come procedeva” – ha raccontato la sorella della vittima in un’intervista rilasciata a InterNapoli.
“Verso le 22:00 mi richiamato, con una voce molto brutta. Mi diceva ‘non respiro, non vedo, non riesco a deglutire’. Era a casa da solo. Gli ho detto di chiamare l’amico e farsi accompagnare in ospedale. Lui era a Diamante, io a Napoli. Alle 7 di mattina aveva una bruttissima voce, subito gli ho detto che lo stavamo raggiungendo”.
“Lui mi disse che lì non c’era un ospedale, era in una parte che sembrava un ambulatorio, invece era una casa di cura. Io e mia sorella siamo partite e siamo arrivate lì. Al telefono ci aveva detto che già lo avevano dimesso dicendo che non aveva nulla. Lui continuava a dire ‘non mi sento bene, sto morendo’. Siamo andate a prenderlo e l’amico ci ha detto che gli avevano fatto anche una risonanza al cervello ma che non avevano riscontrato nulla e consigliavano una visita neurologica”.
“Io e mia sorella volevamo portarlo a Napoli, all’ospedale del Mare, ma non abbiamo fatto in tempo. Sulla strada tra Scalea e Lagonegro mio fratello stava soffocando. Abbiamo dovuto fermare l’auto, lui è sceso. Perché lui ce lo diceva ‘sto morendo, sto morendo’, con un filo di voce che non capivamo nemmeno cosa stesse dicendo. Si è catapultato dall’auto, cercava di prendere aria ma nemmeno due minuti dopo non c’era più”.
