I The Dik’s Brothers, la band vesuviana canta sulle note del “pianoforte di tutti”


 

The Dik's Brothers

Pare sia ormai diventato una parte fondamentale dell’arredamento delle stazioni ferroviarie il pianoforte, solitamente nero, a muro e con la scritta “Suonami, sono tuo!”, che attende di essere toccato dalle dita di chissà quale persona tra le tante che transitano nel luogo degli “arrivederci” e dei “bentornato” per antonomasia. Ebbene, ieri, nella stazione di Napoli Centrale a dar vita alle corde del pianoforte lì presente sono state alcune delle coriste dei The Dik’s Brothers che, con grande umorismo e competenza, si sono esibite sulle note di Boogie Woogie bugle boy of company B.

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Valentina Di Fiore, una dei soprani della band vesuviana, ha così spiegato la decisione della loro estemporanea performance pochi minuti prima dell’arrivo del loro treno: “Ogni occasione per noi è buona per portare in giro della buona musica ma soprattutto per condividere l’amore per quest’ultima. Eravamo lì ad aspettare il treno, potevamo mai lasciare che quel piano ci guardasse senza essere suonato?“.

 

Innovazione, ironia, sperimentazione, bravura, ma soprattutto amore per la buona musica sono, dunque, le generalità che contraddistinguono i The Dik’s Brothers, il coro polifonico nato nel 2011 da un’idea e sotto la guida di Carmen Giordano. Una band giovane, eclettica e, si potrebbe dire, anche sui generis, se si considera la presenza di dodici coristi titolari e altri di riserva e, soprattutto, il fatto che si mostra come un gruppo aperto a chiunque fosse interessato a farne parte, a patto che vi sia, quale requisito di base, la condivisone per la puzza del palco. Estimatori del rock progressivo, del Rock & Roll e del pop rock, i The Dik’s Brothers offrono un repertorio che, specchio del loro eclettismo, è caratterizzato dall’alternarsi di pezzi cantati a quelli solo suonati dalle tastiere della stessa Carmen Giordano.

Insomma, un coro polifonico in auge che spera di ampliare sempre più il suo successo, eventualmente calcando le pale di tanti altri palcoscenici, oltre quelli che hanno già conosciuto. Del resto, amando dire di se stessi di avere spirito di adattamento e di essere pronti a girare l’Italia, ma non solo, a bordo di quattro o cinque ape-car.


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