Condannato a morte: Napoli vuole salvare il suo cittadino


Mohamed Ould M’Kheitir è recluso in Mauritania, il suo paese, per blasfemia per aver, secondo la sentenza del tribunale di Nouadhibou, “trattato con leggerezza il profeta Maometto”. La pena che lo attende è la morte. La colpa del giovane è quella di aver pubblicato un articolo su alcuni siti web locali in cui criticava alcune scelte fatte da Maometto e dai suoi compagni. Secondo Mohamed lo scritto non voleva essere un attacco all’Islam, ma una denuncia volta a “difendere uno strato della popolazione maltrattato, i fabbri”.

Inconsapevole, persino, di urtare la sensibilità religiosa del proprio paese il giovane ha persino proposto di abiurare quanto affermato nell’articolo, secondo quanto ha dichiarato:“Se dal mio testo si è potuto comprendere quello di cui sono accusato io lo nego completamente e me ne pento apertamente”. A nulla è valso il gesto dal momento che gran parte del paese si è sollevata per chiedere la sua condanna a morte. Le pressioni per arrivare alla sentenza sono state talmente gravi che persino l’avvocato del ragazzo ha dovuto rinunciare all’incarico di difenderlo per le minacce gravi nei suoi confronti.

La salvezza del malcapitato scrittore dipende unicamente dall’impegno di altri stati e la nostra Napoli è stata la prima amministrazione a mobilitarsi in tal senso. Il sindaco Luigi De Magistrisinfatti, conferirà la cittadinanza onoraria napoletana a Mohamed Ould M’Kheitir il 3 Luglio. A presenziare a nome del ragazzo recluso saranno la sorella Aisha M’Khetir e la militante mauritana Aminattou Ely. Le donne porteranno prima l’appello per il ragazzo avanti alla Commissione diritti umani del Senato il primo Luglio e poi, il due, verranno ascoltate dalla comunità giudiziaria partenopea.


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