Colpo al clan dei Casalesi: 17 arresti per estorsione, droga e armi


Diciassette persone sono state arrestate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta nel corso delle indagini della Dda di Napoli. Si tratta di un altro duro colpo inflitto al clan dei casalesi dopo i vari arresti di questi anni. Nonostante alcuni esponenti abbiano collaborato con la giustizia, il clan continua a essere operativo nel Casertano, in particolare nei comuni di Trentola Ducenta, San Marcellino e Lusciano.

In tutto sono diciassette i provvedimenti cautelari (14 in carcere e 3 ai domiciliari ) emessi dal Gip del tribunale partenopeo che riguardano la fazione ‘Schiavone’. L’accusa è associazione camorristica, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti e di armi.

Durante le indagine della Dda di Napoli, è emerso una spartizione dei lavori. I giovani del clan, la maggior parte ‘figli d’arte’, svolgevano mansioni operative. Mentre i più anziani mantenevano un ruolo di supervisione. Tra i giovani coinvolti, Oreste Diana, figlio dell’esponente di spicco Giuseppe Diana. E il 30enne Giuseppe Cantone, figlio di Raffaele detto “malapelle”, storico capozona del clan a Trentola Ducenta. I due sono accusati di estorsione. Avevano chiesto a imprenditori somme fino a 60mila euro o prestazioni d’opera come la ristrutturazione di casa in cambio dei soldi. A loro spettava anche la gestione delle piazze di spaccio per la vendita della droga.

Gli ‘anziani’ invece si limitavano a indicare gli imprenditori a cui chiedere il pizzo. Il 62enne Giacomo Capoluongo, storico affiliato da sempre vicino alla fazione Zagaria. L’uomo negli ultimi anni si è avvicinato agli Schiavone ed è ritenuto il cassiere del clan. Mentre il 46enne Salvatore Fioravante, detto ‘porcellino’, sovrintendeva lo spaccio occupandosi dell’approvvigionamento della droga, specialmente cocaina. La merce veniva acquistata tramite sue conoscenze nel quartiere napoletano di Secondigliano e portata nel Casertano attraverso due corrieri. Entrambi arrestati.

Oltre alla droga, sono state acquistate anche armi tramite un gruppo di albanesi attivi nel Casertano. Le armi venivano importate dal proprio Paese e arrivavano in Italia attraverso porti pugliesi. Inoltre tre membri del gruppo gestivano un giro di prostitute tra Napoli e Caserta.


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