Bradisismo, il geologo: “Nessuna esplosione imminente. Eventi nella norma”


Bradisismo a Pozzuoli, il geologo spiega cosa sta accadendo. Nella notte tra giovedì e venerdì, all’1.17,  la terra ha tremato in Campania. L’epicentro, con coordinate geografiche (lat, lon) 40.83, 14.15 ad una profondità di 2 km, è stato registrato a 6km da Pozzuoli. Magnitudo 2.8, l’evento più energetico da quando è ripartito il bradisismo nell’area flegrea (dal 2006).

Abbiamo provato a chiedere a un esperto, il Geologo Fabrizio Pisani Massamormile, quali sono i rischi per i cittadini e gli abitanti di Pozzuoli. Innanzitutto partiamo dalla definizione di bradisismo che non è la stessa di terremoto.

“A differenza di un terremoto che si manifesta in tempi brevissimi e con eventuali repliche nei mesi successivi, il bradisismo è un lento movimento del suolo di un’area vulcanica, che segue l’evoluzione della camera magmatica posta nel sottosuolo. Si manifesta con eventi irregolari, ma continui nel tempo, che possono ripetersi anche nel corso di migliaia di anni. Gli eventi sismici legati (che sono solo una delle tante manifestazioni del bradisismo) non sono mai però di forte intensità”.
Negli ultimi giorni ci sono state diverse scosse a Pozzuoli. Ben 16 eventi gli registrati dalle 0.57 con picco all’1.17 . E‘ corretto parlare di sciame sismico?
“No. Infatti, lo sciame sismico è relativo ad un terremoto di origine tettonica (movimenti delle placche terrestri)”.
Cosa sta succedendo in quell’area?
“In particolare non sta accadendo nulla di speciale. Questi eventi di magnitudo compresa tra 2 e 3, sono normale amministrazione ed è bene che avvengano perché scaricano un po’ di energia che accumula nel sottosuolo che altrimenti si scatenerebbe con eventi più potenti”.
La scossa di ieri era appena 2.8 gradi eppure è stata avvertita non solo dagli abitanti di Pozzuoli ma anche in molti quartieri di Napoli. Alcuni invece non l’hanno sentita. Come mai?
“E’ possibile che la popolazione avverta in maniera più o meno intensa scosse di uguale potenza. Ciò è dovuto a fattori molto complessi quali, ad esempio, la profondità dell’ipocentro (area in profondità in cui ha origine il terremoto), le rocce attraversate dalle onde e tante altre variabili. Tant’è vero che persone nelle medesime condizioni (ad esempio per strada o ad un certo piano di un palazzo), poste alla stessa distanza dall’epicentro (punto sulla superficie dove si avverte più intensa l’evento), ma in direzioni opposte, possono avvertire le scosse in maniera differente”.
Potrebbero esserci altre scosse più forti di questa?
“Nella storia del bradisismo dei Campi Flegrei non ci sono mai stati eventi forti, di solito la magnitudo è sempre stata bassa, compresa tra 2 e 3 o poco più, comunque mai come quelle che avemmo l’esperienza di vivere nel 1980 o quelle degli ultimi anni tra Umbria, Lazio e Marche”.
Oltre i quartieri flegrei, quali altri quartieri di Napoli sono a rischio?
“A rischio sismico, la zona più interessata è quella compresa tra Monte di Procida e Capo Posillipo (quindi per Napoli sono Bagnoli, Fuorigrotta e zone limitrofe), ma le scosse si potrebbero avvertire anche poco oltre. Comunque parliamo di un rischio molto basso, non tale da produrre crolli di edifici o altre infrastrutture, a meno che non siano palazzi in decadenza o abbandonati a se stessi da decenni”.
Cosa deve fare la popolazione in caso di pericolo? C’è un rischio concreto per chi vive lì?
“Esiste un piano di Protezione Civile che mette al corrente la popolazione. Le posso anche preannunciare che, a breve, pubblicherò un e-book gratuito nel quale illustro proprio cosa fare come prevenzione e come comportarsi prima, durante e dopo una catastrofe ambientale (tra cui anche i terremoti). 
Rischio assolutamente no, nel breve e medio termine (anni). In questi ultimi decenni l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha posizionato tantissimi strumenti in tutta l’area per monitorare gli eventi ed abbiamo un controllo h24 per 365 giorni/anno. Proprio grazie alla tecnologia e a questi monitoraggi è possibile valutare l’evoluzione della situazione e prevedere, anche anni prima, una possibile eruzione che in questo momento è ben lungi da venire”.
E’ soltanto un caso che nei mesi scorsi sia stata fatta una prova di evacuazione anche a Pozzuoli?
“E’ un caso nel senso che la casualità è data dalle scosse. Ben vengano le prove di evacuazione (e spero se ne facciano altre) che non significano assolutamente che il fenomeno è in fase di pericolo imminente. Sono esercitazioni che permettono di valutare lo stato di efficienza dei piani previsti e rendere consapevole la popolazione che le autorità tecnico-scientifiche competenti stanno lavorando per la sicurezza di tutti. Purtroppo spesso intervengono, a sproposito, delle persone incompetenti in materia (per loro secondi fini) che provocano solo dubbi ed incertezze nell’opinione pubblica. Talvolta scatenando anche il panico presso coloro i quali si fanno facilmente influenzare dai sollevatori di popolo”.
C’è un collegamento tra queste scosse e il Vesuvio?
“Per i collegamenti con il Vesuvio, direi di no. Sono due strutture vulcaniche differenti e con storie eruttive molto diverse. Gli studi eseguiti fino ad oggi permettono di affermare che, durante queste fasi, non si influenzano l’uno con l’altro“.
 
 


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