Scattò foto del buco nero, premiata ricercatrice napoletana con la Medaglia Einstein


Ad aprile dello scorso anno una scoperta scientifica scosse il mondo dell’astronomia. Per la prima volta fu fotografato il buco nero, la ‘foto del secolo’ secondo il Museum of Modern Art di New York che ha deciso di esporla permanentemente nella sua collezione.

La fotografia è stata ottenuta grazie ai radiotelescopi dell’Event Horizon Telescope, progetto che combina i dati raccolti da 8 telescopi in modo da creare una sorta di “telescopio virtuale”. Un’immagine quindi non proprio reale ma una ricostruzione come una sorta di ombra del buco nero che però ha fatto capire come è fatto il corpo celeste. Nel team di ricercatori era presente anche una napoletana. Si tratta di Mariafelicia De Laurentis, ricercatrice dell’Infn e docente di astrofisica presso l’Università degli studi di Napoli Federico II e membro della collaborazione Eht coordinatrice del gruppo di analisi teorica dell’esperimento. Per quella scoperta la ricercatrice sarà premiata, insieme a tutto il team, il prossimo 27 Maggio all’Università di Berna con la Medaglia Einstein. Ad ipotizzare l’aspetto di un buco nero infatti ci aveva provato anni fa proprio Albert Einstein.

Un riconoscimento prestigioso fatto dalla ‘Albert Einstein Society’ di Berna che ha assegnato al team di scienziati internazionali ‘Event Horizon Telescope’ la Medaglia Einstein 2020. Questa scoperta, si legge nelle motivazioni del premio, ‘apre una nuova era dello studio dei buchi neri e del collaudo della teoria generale della relatività di Einstein in forti campi gravitazionali’.

Soddisfatta la ricercatrice De Laurentiis che commenta l’importante riconoscimento sul sito della Federico II.

“Questo è un grande onore e un meraviglioso riconoscimento dei nostri sforzi e risultati come squadra, soprattutto per chi come me ha dedicato la sua carriera scientifica allo studio della teoria di Einstein. Questo sta a significare che quando si lavora in sinergia, condividendo lo stesso obiettivo si può raggiungere l’impossibile. Sono sempre più convinta che una squadra diventa grande quando i propri componenti smettono di pensare all’io e iniziano a pensare al noi”.

 


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