L’Oms aveva predetto il Coronavirus: già pronto il piano da un anno


Nel mondo sono sempre di meno le persone che si vaccinano e sempre di più quelle che almeno una volta all’anno hanno l’influenza. E così l’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le dieci malattie di cui ci ammaleremo nel futuro, (insieme ai tumori, a un ritorno dell’ebola e all’Aids) aveva previsto anche una pandemia influenzale. La cosiddetta ‘malattia x’ che poi è arrivata sotto forma di coronavirus era stata quindi già annunciata dall’Oms.

Tra l’emergenze del 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva inserito anche il ‘disease x’, cioè una malattia che avrebbe causato una grave epidemia internazionale causata da un patogeno attualmente sconosciuto. Per questo virus, sottolineava un anno fa l’Oms, mancano ancora armi di difesa e per questo si chiedeva di intervenire nella ricerca e nella sperimentazione.

Come spiegato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità:

“Il pericolo di una nuova pandemia influenzale è sempre presente. La possibilità che un nuovo ceppo si trasmetta dagli animali all’uomo e causi una pandemia è più che mai reale. La domanda corretta quindi non è se avremo mai un’altra pandemia, ma quando. È per questo motivo che dobbiamo assolutamente rimanere all’erta: il costo di una grande epidemia influenzale supera di moltissimo il prezzo di una prevenzione efficace”.

Si stima infatti che nel mondo esistano 1,67 milioni di virus, di cui però conosciamo solo lo 0,1%. Sono quindi tra i 631mila e gli 827mila quelli che potrebbero avere la capacità di infettare l’uomo. Per questo è stato lanciato il “Global Virome Project”, un network di ricercatori che in dieci anni vuole mappare il Dna di tutti i virus esistenti. Ma l’Oms e gli altri Pesi sono arrivato tardi sul coronavirus non riuscendo a impedire la propagazione.

Per fronteggiare questa epidemia indicata nei vari rapporti come ‘malattia x’, l’Oms a marzo dello scorso anno aveva annunciato il Global Influenza Strategy 2019-2030 per la prevenzione e controllo di tutti i paesi coinvolti

Nel piano si parte da un elenco di tutte le pandemie che hanno portato milioni di decessi nel mondo. Dalla “spagnola” (1918-19) che provocò quasi 50 milioni di morti, all’asiatica (1957-1958) e all’influenza di Hong Kong (1968-1969). Ultima l’aviaria nata sempre dalla Cina.

Inoltre nel piano, in modo dettagliato viene spiegato l’impatto di questa influenza sul sistema respiratorio. Un piano d’azione che mirava a migliorare i sistemi di sorveglianza e la capacità di risposta a livello nazionale e internazionale. Oltre a promuovere lo sviluppo di nuovi vaccini e terapie antivirali con cui affrontare il virus.

La Protezione Civile intanto ha diffuso le dieci buone pratiche da seguire:

 

 


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