Napoli, ragazzo gay accerchiato e picchiato da 10 uomini: “Sto bene, ma sono arrabbiato”


Continuano le aggressioni contro gli omosessuali, contro i più deboli, continua l’accanimento di una società malata su coloro che vengono percepiti come “diversi“. Sembra infatti che ieri un ragazzo di Napoli sia stato accerchiato e aggredito da un gruppo di circa 10 uomini, oltre che offeso per il fatto di essere omosessuale.

A raccontare l’accaduto è il protagonista dell’aggressione, Giammy Vitagliano. “Ore 19:00 Stavo con i miei amici e con mio fratello a Mezzocannone, stavamo chiacchierando tranquillamente, sul marciapiede. Un uomo su una quarantina, pelato, bianco, alto il doppio di ognuno di noi, assieme alla moglie ed al figlio di quattro anni, con fare aggressivo, arrogante e camorristico, si avvicina a noi: “Ma pe passà aggià vulà? Nun’aggio capito”, questa la sua frase.

Io rispondo, cercando di contenere la rabbia per quell’atteggiamento prevaricante. “Basta chiedere permesso comunque!”, affermo. Di tutta risposta, l’uomo alto ferito nel suo orgoglio e nella sua dignità in quanto padre di famiglia, inizia ad alterarsi e ad offendermi. Mi ricordo un “frocio” messo a caso, come se la mia identità potesse essere in qualche modo lesa. Io continuo a rispondere, mentre Jonathan, mio fratello ed i miei amici prendevano le mie parti“.

Inizialmente, il ragazzo avrebbe ricevuto dall’uomo solo minacce, che poco dopo si sarebbero tramutate in realtà, nella zona di Piazza Bellini. “Ad una certa vedo lo stesso tizio alto, robusto, bianco e pelato, che inizia a sbraitare, a lamentarsi. Veniamo accerchiati da un gruppo di ragazzi, quasi una decina di loro. Uno di loro mi prende per il collo, mi stringe. Io gli intimo di lasciarmi.

Mi arrivano tre pugni in faccia, tra il naso ed il muso, ed una ginocchiata. Inizio a sanguinare. Vengo soccorso, portato dentro il locale.  Vedo i militari intervenire, ma i teppisti, capeggiati dallo stesso energumeno, vengono semplicemente allontanati“. Un atto vile e ignobile, in cui un ragazzo della nostra Napoli si ritrova aggredito e umiliato per colpe che non ha, compresa quella di essere omosessuale.

“Io sto bene”, racconta Giammy. “Non ho riportato nessuna ferita grave. Ma provo rabbia, tantissima rabbia.  Vivo Napoli intensamente da quando avevo 14 anni, ci esco da quando ne avevo 16. Questa città mi ha visto crescere e affermarmi. Ho avuto a che fare con realtà di ogni tipo, in particolar modo con l’inizio dell’Università e con l’inizio della militanza politica studentesca. Ma non avevo mai vissuto una cosa del genere.

Sono dichiaratamente omosessuale da quando avevo 19 anni, ed eccetto una sola volta non sono mai stato offeso per la mia natura, quella che mi caratterizza, che mi permette di vivere l’amore con una enorme sincerità, con tutto me stesso, perché essere libero è ciò che per me conta“.

Nonostante questo, comunque, Giammy non perde la speranza. “La lotta fa parte di me da sempre, e non mi arrenderò di certo ora. Sono arrabbiato, ma non mi farò mangiare dalla rabbia. Provo odio per questa società ingiusta, ma è odio mosso da amore; quell’amore che continua a mantenere la lotta viva in me, in Jonathan e nelle tante persone che nel cambiamento ci credono per davvero, che continuano a sperare. E nulla ci vieterà di perdere la speranza. Io sto bene, sono arrabbiato, ma lotto, spero. Questo sono io, e sono fiero di esserlo”.


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