Inchiesta Galaxia, arrestata latitante


Nuovi sviluppi su Carmela Monaco arrestata questa mattina dai carabinieri al suo rientro in Italia. A spingere la latitante a tornare a casa è stata la festa della Madonna della Neve che si celebra a Torre Annunziata. I dettagli su IlMattino

Avrebbe dovuto essere un giorno di festa, una ricorrenza così importante da far passare in secondo piano anche il pericolo di venire arrestata. Per gli oplontini, e per gli abitanti dei comuni limitrofi, la festa della Madonna della Neve è un momento di comunione e di tradizione, un’apoteosi di fede e folklore che per nessun motivo al mondo si può vivere lontano da casa.

Saranno state queste le motivazioni che hanno spinto Carmela Monaco a tornare a Torre Annunziata, lei che era l’ultima dei ricercati nell’ambito dell’inchiesta “Galaxia” che lo scorso 8 ottobre portò all’arresto di tredici persone con l’accusa di avere commesso 1400 truffe in quattro mesi su tutto il territorio nazionale. Attratta dall’irresistibile richiamo della Madonna della Neve, la cui icona viene portata in spalla dai pescatori per tutta la città il 22 ottobre di ogni anno, la donna è tornata a Torre Annunziata per prendere parte alle celebrazioni; secondo quanto risulta ai carabinieri, si nascondeva in Germania. Fatto sta che i militari (l’operazione è della compagnia dell’Arma oplontina, guidata dal capitano Michele De Riggi) erano già sulle sue tracce visto che non appena la trentottenne ha messo piede nella stazione ferroviaria di piazza Garibaldi a Napoli l’hanno bloccata e ammanettata; ora è ai domiciliari.

Carmela Monaco è tra le quattordici persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare spiccata a inizio mese dal gip di Torre Annunziata per un giro di truffe dal volume d’affari di 30mila euro al mese. Stando a quanto appurato nel corso delle indagini il gruppo (è contestata anche l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa) ha raggirato tabaccai, benzinai ed edicolanti in tutta Italia ottenendo ricariche di denaro in postepay spacciandosi per altre persone. In particolare, l’inchiesta ha messo in evidenza le capacità persuasive di colui che è ritenuto il capo della banda: un trentenne di Lecce che è arrivato a farsi credere ora maresciallo dei carabinieri, ora ufficiale della guardia di finanza, o ancora immobiliarista e venditore di automobili al solo scopo di rendersi credibile, al telefono, con la vittima di turno (si presentava infatti per persona di sua conoscenza) e indurlo a versare su conti intestati a lui e ai suoi complici cifre oscillanti tra i trecento e i mille euro.

Con questo sistema, stando a quanto accertato dalla procura di Torre Annunziata, il maggior numero di truffe si è verificato tra l’Emilia Romagna e la Basilicata. Nell’ordinanza sono riportati casi di commercianti truffati addirittura in più di un’occasione. Il giro d’affari – che praticamente aveva costi di investimento iniziale pari allo zero visto che l’intero raggiro avveniva via telefono e via internet – ha coinvolto una serie di persone che venivano pagate perché prestavano i loro conti per l’accredito del denaro illecitamente ottenuto dalla banda. Come detto, i raggiri contestati sono millequattrocento e sono stati messi a segno in poco più di quattro mesi: un record che in realtà potrebbe essere battuto dalla stessa banda sgominata dai carabinieri visto che la procura sospetta che in realtà le persone truffate siano molte di più di quelle di cui si ha notizia.


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