“Alessandro era un coniglio”: la frase scioccante di un istruttore dei Carabinieri


Alessandro si è tolto la vita perché era un coniglio: è questo il pensiero distorto e oltraggioso pubblicato attraverso un post su Linkedin da un istruttore coordinatore delle attività sportive della Scuola Ufficiali Carabinieri. “Un ragazzino si suicida… e psicoterapeutici sproloquiano in tv sul fatto che le parole sono armi e che c’entra il bullismo. Senza pensare che se allevi conigli non puoi pretendere leoni, e che magari la colpa è quindi di chi non ha saputo far crescere adeguatamente quel ragazzino. Il problema con un bullo si risolve – da sempre – dimostrandogli che non hai paura di lui…”.

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“Alessandro era un coniglio”: la reazione dell’Arma dei Carabinieri

L’episodio è stato messo in luce da Matteo Flora, noto creatore di contenuti video sulle piattaforme social. Su YouTube ha pubblicato un video dove si vede il post pubblicato dall’istruttore dei carabinieri su Linkedin, successivamente cancellato, commentando quanto affermato come prodotto di una certa cultura che tende a denigrare le vittime invece di concentrarsi sul problema reale che è quello degli abusi fisici e soprattutto psicologici (victim blaming). L’Arma dei Carabinieri avrebbe preso dei provvedimenti ma al momento non si sa di quali grado e natura.

Victim Blaming: che cos’è

Il vctim blaming – colpevolizzazione della vittima – è una pratica che consiste nel colpevolizzare la vittima (per intero o parzialmente) per quanto le accade. Nel caso di Alessadro, il ragazzo è stato definito “coniglio” e dunque debole, una “colpa che lo avrebbe spinto a togliersi la vita invece di combattere. Un altro esempio potrebbe essere quello, molto comune, che riguarda le donne vittime di violenza sessuale quando viene affermato che “se l’è cercata” magari perché camminava da sola di notte, o indossava una minigonna. Una tesi che perciò giustifica le azioni delittuose quasi come conseguenza della natura umana, che bisogna accettare e contro cui non ci sarebbe rimedio: violenza, abusi, sopraffazione non vengono visti come comportamenti deviati, al contrario, quasi leciti e giustificabili.

Come chiedere aiuto

Chiunque può avere pensieri di suicidio, la cosa fondamentale è non sottovalutarli né fingere di non averli. A volte si fa fatica a vedere una via d’uscita a problemi che sembrano enormi, ma non mai così: a tutto c’è rimedio e si deve sempre essere ottimisti. Per questo bisogna chiedere aiuto, ai propri familiari, amici o affidarsi ad esperti come Telefono Amico. Inoltre è possibile far riferimento agli psicologi presenti nelle Asl della Regione Campania.


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