Napoli, taverna chiude per un giorno: “No alle restrizioni, creano odio. L’accoglienza non conosce limiti”


Oggi alle 13 la taverna Santa Chiara nel cuore del centro storico di Napoli ha abbassato le saracinesche per protestare contro le restrizioni degli ultimi mesi e le nuove che entrano in vigore da oggi. Una protesta, come sottolineato più volte dai titolari, che nulla ha a che fare con i no vax da cui si dissociano apertamente.

NAPOLI, TAVERNA CHIUDE PER DIRE NO ALLE RESTRIZIONI CHE CREANO DIVISIONE SOCIALE

Il ristorante infatti spiega in un video i motivi che hanno spinto a questa serrata simbolica, nata per rivendicare strategie di protezione sanitaria non basate sulla divisione sociale. Il tema è l’accoglienza come spiegato da alcuni soci come Giovanna e Antonio:

Le misure restrittive creano una polarizzazione, ma il vaccino non protegge dai contagi che corrono indipendentemente. Fare una differenza tra vaccinati e non nell’accesso nei servizi essenziali o di intrattenimento è sbagliato e a nostro avviso crea un clima di odio e di divisone sociale. O siamo circondati dai cosiddetti vaccinisti che vogliono che il green pass sia protratto sempre o chi decide nel proprio locale di non chiederlo. Basta con questa dicotomia. Abbiamo sempre rispettato le regole e subiamo pressioni fiscali, di burocrazia, noi il Green Pass lo chiederemo sempre ma rivendichiamo una richiesta di una strategia di contrasto alla pandemia che sia attualizzata. Ci siamo fatti dei nemici, ci hanno additato come no vax, ma abbiamo deciso di prendere parola per testimoniare che c’è un modo diverso come stanno facendo altri Paesi europei di andare avanti.

Vogliamo sollevare l’attenzione sul tema della comunità e smettere di parlare di distanza sociale. Ognuno contro tutti non va bene. Cerchiamo di creare una comunità, di essere accoglienti e di far rimanere vivo il senso di umanità. Ci sono soggetti fragili per marginalità sociale non solo i fragili per condizioni di salute che vengono penalizzati dalle restrizioni come il non poter andare sui mezzi di trasporto pubblico“.

Il dettaglio delle ragioni della protesta contro le restrizioni sono spiegate sulla pagina Facebook della taverna:

In Taverna abbiamo ospitato tante persone, in dieci anni, diverse per nazionalita, etnia, religione, orientamento sessuale, anche ospiti non paganti, come nel periodo della mensa comunitaria, portata avanti prima della pandemia, e le abbiamo accolte tutte con la medesima dedizione. Dal 6 agosto 2020 abbiamo dovuto imparare a chiudere le porte in faccia a qualcuno e per questo abbiamo sofferto molto. Pur essendo convinti che il vaccino sia una grande opportunità per superare l’emergenza sanitaria, pur avendo da subito stabilito il distanziamento dei tavoli tanto da ridurre quasi del 50 per cento la nostra capienza, pur sentendoci fortemente corresponsabili della salute collettiva come componenti della comunità, abbiamo capito che l’accoglienza non può però conoscere limiti.

Oggi sentiamo, quindi, di indire, nel nostro piccolo e con i nostri mezzi, una protesta: in presenza di dati scientifici che dimostrano che anche i vaccinati possono e si possono contagiare, che il green pass non funziona in termini diretti di protezione dal rischio sanitario mentre agisce pesantemente come azione divisiva della socialità, che l’odio tra le persone cresce inesorabile, inibendo lo sviluppo di una comune lotta alla pandemia, chiudiamo le porte per un giorno, le chiudiamo a tutti, non solo a chi non può entrare negli altri giorni. Vogliamo così manifestare, rinunciando a un giorno di lavoro, il nostro totale disaccordo con le ulteriori restrizioni in vigore dal 1° febbraio. Al contempo, auspichiamo che si ricerchino strategie di contrasto alla Covid-19 e di protezione della salute collettiva che non prevedano lesioni dei fondamenti della socialità, poiché una comunità si cura anche attraverso relazioni sane e forti“.

 


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