Letta-Renzi, la staffetta è odiosa ma costituzionale


Può non piacere (e non piace a chi scrive) ma la cosiddetta staffetta tra Letta e Renzi è legittima e costituzionale. Attenzione, ciò non significa che sia giusta – e qui torna il vecchio discorso che ciò che è legale non è sempre giusto –  ma non lo è neanche gridare al colpo di Stato perché questa operazione sta rispettando la legge, pur se non la volontà popolare che è al di sopra di tutto. Non trovo corretto che 136 persone membri di una direzione di partito devono decidere la sorte di un governo e di un paese ma è opportuno fare chiarezza e ricordare che l’Art. 92 della costituzione recita: Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri. Infatti le elezioni politiche sono quelle che rinnovano il parlamento e, conseguentemente, il governo.

Il popolo in Italia, per legge, elegge il parlamento, vota i partiti e i candidati non il capo del governo. Ciò che è scandaloso non è che il presidente delle Repubblica dia l’incarico ad un altro personaggio assai losco del Pd che resta il partito di maggioranza (personaggio che scrive le leggi elettorali con i pregiudicati e elimina tutti quelli che non gli stanno simpatici all’interno del proprio partito; Fassina prima, Cuperlo poi – anche se l’ex presidente del partito pare sia inserito nel totoministi – Letta ora) ma che la crisi del governo non è stata parlamentare. Letta non si dimetterà per non aver più una maggioranza nel luogo che dovrebbe essere espressione della volontà elettorale del popolo (per come sono i nostri parlamentari e per com’è la legge che li ha permessi di essere eletti, il condizionale è d’obbligo!) ma solo perché centinaia di persone vuole un altro capo del governo. Questo Pdm è talmente democratico che merita di avere accanto la piccola parola che inizia per “M”, è così strano e che vuole risolvere i problemi del paese togliendo la fiducia a un governo guidato sa sé stesso e lo vuole rimpiazzare con un altro guidato da sé stesso. Quel fiorentino è molto furbo. Quando perse le penultime primarie non è uscito dal partito fondandone un altro ma ha coltivato la sua minoranza interna fino a cresce, trovando proseliti e spazzare via tutti, fino a diventare (quasi certamente) presidente del Consiglio dei Ministri senza aver mai messo una volta il piede in parlamento da eletto. Sarebbe bello se i dirigenti del partito spiegassero chiaramente perché questa scelta senza usare slogan come “ci vuole l’energia di Renzi” e “bisogna rilanciare il paese”. Sarebbe bello ricevere valide motivazioni politiche a questo cambio.


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