Lamorgese sui migranti: più umanità ma ancora porti chiusi


Luciana Lamorgese inizia il suo mandato, nel ruolo di Ministro dell’interno, il 5 settembre 2019. Fin da subito prende le distanze dalla politica del suo predecessore Matteo Salvini e si apre a una maggiore umanità.

Il fatto che le sue idee siano orientate a una politica del “non-odio” non vuol dire, però, che i porti saranno riaperti. A confermarcelo è il caso della Alan Kurdi, la nave umanitaria della ong tedesca Sea Eye che da giorni attende il permesso di entrare in porto. I capi della missione hanno chiesto alla neo ministra se valesse ancora il decreto emanato da Salvini e la sua risposta è stata positiva.

Si resta, quindi, un po’ cauti o almeno per il momento. La Lamorgese dovrà fare i conti  anche con un’opinione pubblica, che mostra una forte propensione alla chiusura. Quindi no alla riapertura dei porti in modo indiscriminato, ma neanche una chiusura a priori, si analizzeranno fatti e situazioni individuali.

Sono giorni in cui ci si chiede quale sarà l’approccio della Lamorgese andando avanti. Le ipotesi sono molteplici. La neo ministra avrebbe anche la possibilità di non firmare il divieto, contrariamente a quanto faceva Salvini appellandosi all’articolo 1 del suo decreto che gli concedeva la facoltà di «limitare o vietare l’ingresso» a navi «per motivi di ordine e sicurezza pubblica». Non ci sono obblighi, dunque, ma solo scelte che potrebbero portare a una svolta definitiva.

Nella situazione in cui si trova l’Italia, non sarà certo un’impresa semplice, dove è necessario ricostruire un sano dialogo con l’Europa. In quest’ottica, si chiede molto a Bruxelles, partendo dal ritornare sul Trattato di Dublino, il cui principio chiave è dettato dall’articolo 13 che dice:

Quando è accertato (…) che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale” .

La responsabilità di asilo ricade, quindi, sul Paese di primo sbarco e l’Italia, per la sua posizione geografica, è sicuramente quello più colpito da questo fenomeno. Dunque sarebbe più logico un aiuto per una ricollocazione dei migranti.

Nel frattempo, Lamorgese, dopo aver preso parte ai convenevoli del ruolo, si è limitata a salutare i giornalisti augurando buon lavoro, senza rilasciare ulteriori dichiarazioni. Successivamente si è recata al ministero dove ha incontrato i capi dipartimento e il capo della Polizia Franco Gabrielli. Intanto si attende la fiducia al governo prima che si organizzi e definisca un’agenda.


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