Statua della Spigolatrice di Sapri: qual è il suo significato e perché è un falso storico


Le polemiche per la statua della Spigolatrice di Sapri, la seconda dopo quella inaugurata nel 1994, non si placano. Le sue forme hanno scatenato le proteste di diversi esponenti politici e non solo: considerata troppo erotica, è stato addirittura chiesto l’abbattimento dell’opera. Una discussione che ha totalmente eclissato il significato storico della Spigolatrice, in realtà un mito basato su un enorme falso storico.

La Spigolatrice di Sapri: il significato della statua

La statua è ispirata a una poesia di Luigi Mercantini dal titolo “La spigolatrice di Sapri”, composta con lo scopo di esaltare le gesta di Carlo Pisacane ed i suoi 300 uomini che, sbarcati nella cittadina cilentana, volevano scatenare una rivolta per spodestare i Borbone. La spedizione avvenne tra il 25 giugno e il primo luglio del 1857.

Il componimento poetico parla di questa donna, la spigolatrice, che rimane affascinata dai 3oo uomini giunti per liberare “la patria” sventolando la bandiera tricolore. “Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”, afferma il testo, incolpando della morte il sovrano tiranno.

Perché è un falso storico

In realtà i trecento giovani altro non erano che detenuti del carcere di Ponza, delinquenti che furono liberati da Pisacane con l’intento di sottrarre il Regno delle Due Sicilie ai Borbone. A soffocare la rivolta non fu affatto il Re, ma la stessa popolazione locale che difese quindi la propria terra contro dei criminali. Giuseppe Lazzaro, un mazziniano che sostenne la spedizione di Sapri, racconta che i contadini e perfino le donne si accanirono contro gli invasori; costui non usa certo parole lusinghiere nei confronti della popolazione locale (“belve”, autori di ferite e uccisioni “all’uso dei cannibali”). I superstiti furono processati e tutti condannati a morte, ma il Re li graziò e tramuto la pena in ergastolo.

Spigolatrice di Sapri: la statua del 1994 realizzata da Gennaro Ricco

Spigolatrice di Sapri: la statua del 1994 realizzata da Gennaro Ricco


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