Audizione Schiavone. La Politica: “Noi eravamo democristiani ma facevamo i sindaci di qualunque colore”


Pubblichiamo oggi il penultimo articolo (quarto), intitolato la Politica, sul nostro approfondimento dell’audizione di Schiavone. Ieri abbiamo visto come il pentito parlò delle zone di sversamento fuori la Campania, oggi leggeremo alcuni nomi di politici coinvolti.

Tra i vari nomi emerge anche quello di Licio Gelli, capo della loggia massonica segreta P2, una delle organizzazioni più tetre e anticomuniste dell’Italia repubblicana, il cui scopo, principale era impedire in tutti i modi la salita al potere del Partito Comunista Italiano nel mondo pre 1991, diviso in due blocchi dalla guerra fredda. Nei loro territori i casalesi potevano manovrare molte elezioni comunali, ma pezzi più grossi non erano avulsi. Ecco la parte che riguarda il rapporto con la politica.

PRESIDENTE: Lei ci ha detto quali erano le società coinvolte ma vorremmo sapere se vi erano rapporti particolari con amministratori, uomini politici.
SCHIAVONE: Ho già detto che controllavamo tutti i comuni.
PRESIDENTE: A parte questo, vi erano rapporti con personalità politiche che non fossero sindaci o amministratori locali?
SCHIAVONE: Non credo; avevamo i sindaci.
PRESIDENTE: Vi bastavano i sindaci?
SCHIAVONE: Sì, ci bastava il sindaco. Ogni cittadino italiano ha diritto a un solo voto, anche lei quando va a votare può fare affidamento solo sul suo voto; per avere 20-30 mila voti, o addirittura 50-100 mila voti, uno ha bisogno di tanti amici.
PRESIDENTE: Se sa qualcosa, ce lo dica.
SCHIAVONE: Cosa debbo dire? Ho detto tutto quello che dovevo dire.
PRESIDENTE: Sia più chiaro.
SCHIAVONE: Che devo dire più dei sindaci?
ROBERTO NAPOLI: Di quelli che stanno sopra i sindaci.
SCHIAVONE: Non fanno più politica; ammazzare i morti è inutile.

Qualcuno che non fa più politica ma che si è sporcato le mani e la coscienza con la camorra è ancora in giro ma il nome resta ignoto. Come non si può dar ragione su questo punto a Padre Patriciello quando chiede anche ai politici e faccendieri di pentirsi?
Disse Schiavone:

A Villa Literno ho fatto la giunta comunale

La politica non dava solo il lasciapassare alla camorra ma era questa che gestiva direttamente la politica, “Facevamo i sindaci, in tutti i 106 comuni” e alla Commissione racconta un aneddoto:

SCHIAVONE: Noi eravamo democristiani (…) a noi importava non il colore politico ma solo i soldi, perché c’era un’uscita di 2 miliardi e mezzo al mese. Posso raccontare un aneddoto, anche perché è già stato verbalizzato ed i protagonisti sono agli arresti, tranquilli. A Villa Literno, che era di mia competenza, ho “fatto” io stesso l’amministrazione comunale. Abbiamo candidato determinate persone al di fuori di ogni sospetto, persone con parvenze pulite ed abbiamo fatto eleggere dieci consiglieri, mentre prima ne prendevamo tre o quattro. Un seggio lo hanno preso i repubblicani, otto i socialisti ed uno i comunisti (un certo Fabozzo). La sera li abbiamo riuniti e ne mancava uno. Io li ho riuniti e ho detto loro: ”tu  fai il sindaco, tu fai l’assessore” e via di questo passo. Mi hanno detto: “ma manca un consigliere per avere la maggioranza”. All’epoca c’era Zorro, il quale era capo zona e dipendeva da me; ho detto:”andate a prendere Enrico Fabozzo e lo facciamo diventare democristiano”. Infatti, lo facemmo assessore al personale. La sera era comunista e la mattina dopo diventò democristiano. È così che si facevano le amministrazioni. Il patto era che gli affari fino a 100 milioni li gestiva il comune, oltre i 100 milioni, con i consorzi, ci portavano l’elenco dei lavori e noi li assegnavamo». (…)

PRESIDENTE: Lei ha parlato di morti in senso politico ma, dal punto di vista delle responsabilità, in questo giro di affari che ha seppellito di rifiuti un’intera area della Campania…
SCHIAVONE: Non so; ci siamo fermati ai sindaci, li facevamo in tutti i 106 comune, di qualunque colore. Per esempio, Peppe Delle Corte era comunista a Frignano e ci portava l’elenco; mio cugino era democristiano e ci portava l’elenco…
PRESIDENTE: Quando ha parlato di morti politici, a chi alludeva?
SCHIAVONE: Ex democristiani, ex socialisti.
PRESIDENTE; Ci indichi qualche esponente politico di rilievo.
SCHIAVONE: Erano in tutti i partiti, democristiano, socialisti; parliamo, per esempio, di De Lorenzo, Gava, Scotti, Santonastaso, De Mita fa ancora il politico. Non è che fosse del clan, che fossero mafiosi; purtroppo ognuno ha un solo voto e raccogliere tanti voti, soprattutto in certe zone, ci vogliono tante amicizie.
PRESIDENTE: Lei ha detto che i rifiuti venivano dal’Italia del Nord e dall’Europa: venivano per conto loro o avete svolto anche un ruolo di procacciatori?
SCHIAVONE: Non per conto loro, l’avvocato Chianese aveva introdotto Cerci in circoli culturali ad Arezzo, a Milano, dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali, entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva  i rifiuti industriali, tossici o meno. (…)
PRESIDENTE: Lei ci sta dicendo una cosa precisa: che questi rifiuti dal Nord dell’Italia o addirittura dell’estero non arrivavano in Campania da soli, ma che l’avvocato Chianese era in grado di organizzare il traffico attraverso circoli culturali e amici.
SCHIAVONE: Erano circoli culturali che stavano al Nord, al Sud, al centro, in tutta Italia e in Europa. (…)
PRESIDENTE: Ci interessa sapere quali erano questi collegamenti precisi, se vi era un’attività che potremmo definire di promotion.
SCHIAVONE: Faccio solo un nome: so che Cerci stava molto bene con un signore che si chiama Licio Gelli. (…)

Alla domanda se tutto questo fosse un affare in cui anche la massoneria aveva messo le mani. Schiavone non seppe rispondere con precisione: “Non lo so; questo lo lascio pensare a lei”.

In pratica, i rifiuti li andavano a prendere direttamente i casalesi al Nord Italia e qualcuno del clan ci guadagnava anche di nascosto, senza condividere con il resto del gruppo criminale. Un’infrazione di regole nell’illegalità.

Padre Patriciello ripete da mesi che oltre ai pentiti di camorra ci vorrebbero quelli del mondo politico e industriale (nell’intervista rilasciata a SKY TG 24 del 15 novembre, vigilia della grande manifestazione di Napoli, ha tirato in ballo anche la Confindustria). Chissà se erano politici o industriali la “gente intelligente, che studiava” che introdusse la camorra nei circoli culturali e quindi nel business più orrendo da quando esiste la criminalità organizzata in Italia.

SCHIAVONE: Il mercato dei rifiuti in Italia è una solo e veniva gestito da poche persone. Poi i clan si sono intromessi e hanno detto (come hanno fatto per le strade): noi vi facciamo passare i camion, non ve li distruggiamo, ma ci dovete dare tanto. Poiché era più conveniente dare ai clan che lavorare di nascosto… ma per poter fare ciò serviva gente che entrasse in queste associazioni culturali, quindi gente intelligente, che studiava. (…) Ad Aversa, in via Roma si trovava una di queste associazioni culturali.

Possono altre parole servire per commentare quest’audizione? No, è tutto chiaro. L’idea dei soldi e del guadagno con il minimo sforzo come il capitalismo ha insegnato sono – ancora una volta – il nocciolo del discorso e il motivo principale di questa e di quasi ogni nefandezza dell’uomo. Questa “cultura” i camorristi l’hanno appresa bene ed applicata meglio.

Le responsabilità dell’inquinamento selvaggio, che ha colpito gran parte della provincia di Napoli e Casera, sono quindi da ascrivere agli industriali, politici, camorristi e membri di taluni associazioni culturali (cultura criminale del denaro) che Schiavone ha citato o ci sono altri responsabili? In tutti questi decenni, nessuno delle forze dell’ordine si è mai reso conto di nulla? Lo scorso 19 novembre su ficiesse.it è stata pubblicata in esclusiva la notizia – a firma di Claudio Silvestri –  che un finanziere in pensione, Giuseppe Carione, aveva denunciato ai suoi superiori lo sversamento illegale di rifiuti ma tale denuncia sarebbe caduta volutamente nel dimenticatoio. La Guardia di Finanza – ha dichiarato Carione secondo l’articolo –  non avrebbe “mai represso un grosso traffico di rifiuti pericolosi smaltiti illecitamente nelle campagne tra Aversa e Lusciano

Canta una canzone classica napoletana: “Comme fanno a pigliá suonno, quann’è ‘a sera, dint’ ‘o lietto?”


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