La figliata dei Femminielli: il rito napoletano raccontato in ‘Napoli Velata’


Una scena che ha destato non poche critiche e anche molte curiosità. Il parto di un “femminiello” assistito da altri femminielli. Quella rappresentata da Ferzan Ozpetek nella sua dodicesima pellicola “Napoli Velata” è nota come la “figliata dei Femminielli”.

Ma cos’è?

Il Femminiello, sdraiato sul letto, simula le doglie del parto attraverso una caratteristica gestualità, mentre i presenti eseguono un lamento rituale secondo le tecniche del “taluorno” (accompagnamento vocale) e del “trivolo battuto” (dolore picchiato), cioè una cantilena tipica della veglia funebre in cui si oscilla il capo avanti e indietro colpendo le proprie guance con le mani. Il “neonato” è una bambola di pezza oppure un fallo grande finto, la cui nascita viene festeggiata con babà e Vermouth.

La Figliata dei Femminielli, rappresentata dal regista turco, non è altro che un rito della fecondità, praticato per secoli a Napoli e si svolgeva segretamente alle pendici del Vesuvio e precisamente a Torre del Greco. Esso deriva da un antico culto della Magna Grecia, quello della Grande Madre Cibele, al cui sacerdozio erano ammessi solo gli evirati per emulazione del dio Attis, grande amore di Cibele. Non è un caso che i Femminielli abbiano scelto la “Mamma Schiavona” di Montevergine alla quale essere devoti e dove ogni anno alla Candelora (2 febbraio) si recano in processione.

Il femminiello si pensa che porti fortuna e che sia portatore di una carica magica, per questo egli è delegato a distribuire parte della sua fortuna agli altri nelle riffe.

Esiste anche un’altra versione della Figliata, la “covata”, tipica della tradizione contadina, dove il marito mima le doglie del parto quando la moglie incinta inizia il travaglio, accompagnandola con grida e pianti. Sir James Frazer, considerato il padre dell’etnologia moderna, descrive una pratica analoga alla covata basata sul principio di finzione operata tra alcuni aborigeni Dayak del Borneo.

La “Figliata dei Femminielli” richiama il mito platonico dell’androgino ed è stato descritto nel romanzo “La pelle” di Curzio Malaparte, portato sul grande schermo nel 1981 da Liliana Cavani. 

Fonti:

– “I femminielli”, di Achille della Ragione in www.guidecampania.com

Il video è tratto da “La pelle” di Liliana Cavani


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