Detenuto a Poggioreale curato per la bronchite ma è un tumore: “Fatemi tornare a casa”


Il carcere di Poggioreale sta attraversando un periodo di grande crisi. Malasanità, sovraffollamento ed addirittura un‘evasione fanno da padroni assoluti della scena.

L’ultimo caso di malasanità è legato al detenuto Achille Esposito, arrestato lo scorso dicembre con l’accusa di rapina. Dovrebbe scontare ancora 3 anni. Il condizionale è d’obbligo perché il signor Achille in questo momento si trova all’ospedale Cardarelli. Vorrebbe tornare a casa per essere curato da un grosso male.

Durante la sua permanenza in carcere iniziata 8 mesi fa infatti, il detenuto ha risentito di alcuni malanni. Il più preoccupante era sicuramente quella brutta tosse che ha iniziato a spaventarlo. Dall’infermeria del penitenziario però dicevano di non preoccuparsi perché si pensava ad una semplice bronchite. Esposito ha così continuato a curarsi per la diagnosi fattagli, ma i dolori non si placavano. Con l’aiuto del suo legale quindi, ha ottenuto la possibilità di effettuare una TAC al Cardarelli dove sono state evidenziate delle grosse masse di tumore al polmone.

Achille Esposito è ovviamente rimasto scioccato dalla notizia ed ha richiesto di poter essere condannato alla pena degli arresti domiciliari in modo che possa essere curato a casa sua. Questo è anche un modo per essere più vicino alla propria compagna che è pronta a sostenerlo. La donna infatti sta già lottando contro questo sistema.  Inizialmente al Cardarelli, poteva visitarlo una sola volta alla settimana. Grazie ancora una volta all’aiuto dell’avvocato è riuscita ad ottenere un permesso per vederlo quotidianamente.

Sulla questione è intervenuto anche Pietro Ioia, il presidente dell’associazione per i diritti dei detenuti. Queste le sue parole riportate da Il Mattino: “Purtroppo ci troviamo di fronte ad un altro caso di malasanità che viene dal carcere più affollato e crudele d’Europa. Ci sono ritardi quando i detenuti devono fare visite specialistiche. Spesso non ci sono nemmeno le ambulanze o le guardie penitenziarie per il piantonamento”.

“Questa disorganizzazione non può ricadere sui detenuti che stanno giustamente scontando le loro pene. Chiediamo che almeno per i casi di conclamata gravità sia aperto un canale preferenziale. Accelerando così l’iter necessario ad ottenere visite specialistiche fuori dalle mura del carcere”.


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