Strage del Sud dimenticata: il disastro di Balvano e le sue centinaia di morti


Era il 3 marzo 1944 quando il treno merci 8017 partì da Napoli per arrivare a Potenza. Era un giorno di apparentemente come tanti, ma fu proprio in quelle ore che si diede vita al più grave incidente ferroviario d’Italia, conosciuto come “Il disastro di Balvano”.

Su quel treno, che avrebbe dovuto trasportare legname da utilizzare nella ricostruzione dei ponti distrutti dalla guerra, salirono invece centinaia di passeggeri campani clandestini che aumentarono ulteriormente il peso del convoglio facendolo arrivare a 470 tonnellate.

L’ultima sosta prima della tragedia fu quella a Balvano-Ricigliano. La stazione seguente doveva essere quella di Bella-Muro ma per raggiungere la destinazione bisognava attraversare la Galleria delle Armi che diventò invece il “tunnel della morte”.

disastro di balvano

Fu proprio in quella galleria stretta, buia e distante dalle pareti dal treno solo alcuni centimetri, che ad un chilometro e mezzo dall’uscita le locomotive a causa della troppa umidità cominciarono a slittare.

Successivamente il treno perse velocità, anche a causa del carbone di qualità scadente fornito dagli Alleati, e rimase bloccato in quella trappola mortale: “Capo Stazione Potenza Inferiore, treno 8017 fermo in linea tra Balvano e Bella Muro per insufficienza forza trazione, attende soccorso”.

Lo sforzo delle locomotive sovraccariche per riprendere la marcia svilupparono però grandi quantità di gas tossici che in mancanza di vento asfissiarono i passeggeri e gli uomini in servizio uccidendoli.

Secondo un bilancio ufficioso, dato che quello ufficiale non è mai stato fatto, in quel disastro morirono oltre 520 persone, ma dovrebbero essere più di 600. L’identificazione delle vittime fu un impresa difficile dato che in molti non avevano con sé i documenti e quindi furono sepolte in quattro fosse comuni che furono ricoperte di calce viva. Alcuni dei sopravvissuti che avevano preso posto negli unici due vagoni che riuscirono a restare fuori dalla galleria riportarono invece lesioni psichiche e neurologiche.

Il disastro di Balvano è una sciagura che dal principio finì del calderone delle cose da dimenticare ed ignorare, così oggi ricorda la più grande strage ferroviaria per numero di morti d’Italia.


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