La storia della Stazione di Napoli Centrale: come è cambiata nei secoli


La stazione di Napoli Centrale non è sempre stata come la osserviamo oggi. Questa rivelazione non sarà una novità dato che ormai sono anni che siamo abituati a vedere piazza Garibaldi che si trasforma cambiando e migliorando di volta in volta. Ma forse, cercando nei cassetti della nostra memoria, sarà più facile immaginare la piazza in costruzione che non il complesso della stazione stessa. In effetti pochi di noi potranno ricordarsi la prima struttura denominata Stazione Centrale poiché fu demolita nel 1960.

La prima Stazione di Napoli Centrale

Il complesso che precedette quello moderno fu aperto al pubblico nel 1867. Ma i lavori iniziarono a partire dal 1860 su progetto dell’ingegnere francese Paul Amilhan e del collega italiano Nicola Breglia. Per molto tempo si è pensato, erroneamente che questa prima struttura fosse stata progettata dall’urbanista milanese Enrico Alvino, che realizzò il rifacimento della facciata del duomo di Amalfi, l’esterno del duomo di Napoli e del duomo di Cerignola; nonché il tracciato del Corso Vittorio Emanuele e la colonna in piazza dei Martiri. Probabilmente l’equivoco si deve alla presenza nel cantiere della stazione di un certo Ettore Alvino che collaborò alla progettazione fino al 1862 e che era solito firmarsi Ing. E. Alvino, dando così vita al malinteso.

La stazione, in stile neorinascimentale, ritenuta una delle migliori tipologie dell’architettura postunitaria, era costituita da tre padiglioni principali in stile liberty, ed era circondata da un giardino all’interno del quale vi era la fontana della Sirena. Disegnata da Onofrio Buccino, la fontana fu inaugurata nel 1869 e successivamente, dopo più di cinquant’anni, fu spostata in piazza Sannazaro dove persiste tuttora.

La stazione era collocata in posizione più avanzata rispetto all’attuale, occupando gran parte dell’odierna piazza Garibaldi. Nel 1865 fu ricoperta da una tettoia triangolare in ferro e vetro progettata dall’ingegnere napoletano, di origine alsaziane, Alfredo Cottrau. Al lato dell’edificio centrale, nei decenni successivi, fu realizzato l’ulteriore scalo di Napoli Piazza Garibaldi, a servizio dei treni che attraversavano il passante di Napoli e della linea metropolitana Pozzuoli-Gianturco. Nel 1904 per riempire anche il vuoto lasciato dalla fontana, fu posto dinanzi la stazione il monumento di Giuseppe Garibaldi. Per far fronte alle nuove esigenze derivanti dal crescente flusso di viaggiatori, l’antica struttura ottocentesca fu un po’ alla volta demolita e sostituita.

A partire dal 1925, la piazza antistante fu ampliata arretrando la nuova stazione di circa duecentocinquanta metri e fu costruito un nuovo fabbricato viaggiatori. Una zona del vecchio complesso fu usata per realizzare la “Metropolitana FS”. Nel 1954 si svolse anche un concorso nazionale, avente come oggetto la stazione centrale, che vide la vittoria di diversi personaggi che uniti diedero vita al progetto finale realizzato nel 1959. Le soluzioni proposte da Luigi Piccinato, Carlo Cocchia, Giulio De Luca e Bruno Zevi furono infatti fuse al progetto proposto da Mario Campanella, Pierluigi Nervi e Giuseppe Vaccaro. Nel 1960 terminarono i nuovi lavori che portarono alla definitiva demolizione di tutte le strutture della vecchia stazione. Alcuni pezzi di questa prima struttura furono però utilizzati come supporti di statue al Museo Nazionale e alla chiesa dell’Immacolata.

Fonti:

– Cesare De Sessa, “Luigi Piccinato architetto”, Roma, Dedalo, 1985
– Antonella Marciano, “Architettura e dibattito critico sulla Stazione Centrale di Napoli fra Otto e Novecento”, in “Costruttori di opifici/ Millwrights di G.E. Rubino”, Napoli, Giannini Editore, 2005
– Sergio Zazzera, “C’era una volta il Vomero”, Napoli, Lettere Italiane, 1999
– Massimiliano Savorra, Guido Zucconi, “Spazi e cultura militare nella città dell’Ottocento”, Roma, Università Roma Tre, 2010


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