Le nuove regole della FIGC: come cambiano le rose di serie A


La prossima stagione di Serie A si avvicina sempre di più. Da mesi ormai sono state varate dalla FIGC le nuove norme per la massima competizione calcistica. La rivoluzione dettata da Tavecchio è ormai già in atto. Nello specifico, sono state ufficializzate le nuove norme relative alle rose delle 20 squadre di Serie A.

In cosa consistono queste nuove regole? Iniziamo subito col dire che si rifanno, in parte, alle norme UEFA, ispirandosi alle note “liste” che ogni anno i club che partecipano ad una competizione europea, sono costrette a rispettare. Possiamo dire pure addio alle rose di 30, molto spesso anche 40, giocatori in rosa. Il primo limite fissato da Tavecchio è quello di rose composte da 25 giocatori. Ma non è finita qui.

Di questi 25 giocatori, 8 dovranno rispettare altri due parametri. Una metà, ovvero 4 giocatori, dovranno provenire dal vivaio della squadra in cui militano attualmente. L’altra metà, quindi i restanti 4, dovranno provenire dai vivai italiani. Tutto questo, cosa comporta? Prima di tutto, l’imposizione di un tetto massimo di giocatori, farà si che molti dovranno cambiare paese oppure scendere di categoria. Secondo alcune stime, tenendo conto delle attuali rose di Serie A, ben 80 giocatori dovranno trovare una nuova sistemazione.

Una regola, questa dell’inserimento forzato di giocatori italiani in rosa, che in parte ricorda quella fatta dallo stesso Tavecchio quando era presidente della Lega Nazionale Dilettanti: la norma, impone lo schieramento di almeno 4 under in campo. Una norma che ha in realtà ha creato più danni che benefici.

In buona sostanza, le nuove norme sembrano solo apparentemente avvantaggiare i calciatori italiani. Infatti, di questi 8 giocatori, quelli provenienti dai vivai nazionali, non devono essere per forza italiani. Nella maggior parte dei casi, i club inseriranno calciatori solo allo scopo di “riempire” gli spazi mancanti in rosa, e rispettare le nuove regole. Insomma, una rivoluzione solo apparente, che non migliora in alcun modo il sistema calcio, ma crea, paradossalmente, ancora più problemi ai calciatori nostrani.


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