Ischia: riapre l’eremo di San Nicola dopo 17 anni di oblio


In uno scenario di incertezza, di spiacevoli situazioni, che si susseguono una dopo l’altra e vanno a minare sempre più le bellezze del patrimonio artistico nostrano, arrivano notizie che cambiano la giornata: dopo ben 17 anni di fermo, finalmente sabato 18 luglio, è stato riaperto al pubblico l’eremo di San Nicola sito sulla vetta del Monte Epomeo, il più alto dell’isola di Ischia. La notizia è stata riportata da Larepubblica.it.

La struttura, lasciata finora completamente nel degrado, tra infiltrazioni, umidità e deterioramento delle mura in tufo verde, è stata sottoposta ad un intervento di restauro conservativo a cura della progettista Micol Rispoli, in collaborazione con la squadra degli addetti ai lavori “Iprogetti” ed il geologo rocciatore Umberto Del Vecchio. Ecco le dichiarazioni di Rosario Caruso, sindaco del comune di Serrara Fontana: “Siamo certamente orgogliosi per aver completato, oggi, questo lungo percorso, abbastanza tortuoso, che ha portato alla riapertura dell’eremo, che è un punto di riferimento della storia di Ischia. La sua riapertura, resa possibile grazie al finanziamento della Regione Campania, è però solo il primo passo: da lunedì, saremo al lavoro per migliorarne l’accessibilità e l’approvvigionamento, risolvere alcune questioni con i vecchi gestori del complesso e studiarne la nuova destinazione d’uso. Abbiamo diverse manifestazioni d’interesse, ma non ci dispiacerebbe istituirvi un Osservatorio sulle politiche agricole del Mezzogiorno”.

Un po’ di storia…

Il complesso, le cui origini risalgono al XV secolo, si trova a ben 789 metri dal mare ed è raggiungibile percorrendo un breve sentiero di montagna. La chiesa, ricavata e scavata nel tufo, risale all’anno 1459.  La cappella è stata ricavata nella roccia ed anticamente era caratterizzata da maioliche e marmi: purtroppo oggi non è possibile riconoscere le celle dove alloggiavano i frati, costruite nel 1587, a causa dell’erosione della roccia di tufo.
Grazie alla nobildonna Beatrice Quadra, fu adibito a rifugio/alloggio per i ritiri delle monache che purtroppo non riuscirono a soggiornare a lungo a causa del clima troppo rigido e l’aridità del sito, spostandosi nel Castello Aragonese.

Fu dimora dei famosi anacoreti Giuseppe d’Argouth e fra’ Giorgio Bavaro. Si narra che il primo, per tener fede ad un voto fatto a San Nicola, si ritirò a vita da eremita, insieme ad un gruppo di dodici frati, dopo aver gettato le ortiche allo schioppo. Acquistò poi i terreni limitrofi e fece avviare svariati lavori per la chiesa, in particolare per l’altare maggiore.
Nel 1745 ci furono degli interventi per ingrandire la cappella. Tra l’altro, il convento ha subito, non troppo tempo fa, un vero e proprio restyling, diventando un ristorante/locanda: chi ne aveva bisogno poteva soggiornare in piccolissime ed essenziali celle, quasi spartane,  godendo però di un paesaggio e panorama davvero unico!


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