Lui come Siani, fatto fuori dalla camorra il giornalista che caca ‘o cazzo


Poteva fare la stessa fine di Giancarlo Siani. La sua vita aggrappata al filo della “magninimità” di un boss della camorra. Come Giancarlo, la malavita non lo guardava di buon occhio. La sua penna ha così smesso di scrivere, costretto a farsi da parte da chi lo riteneva, alla stregua del suo predecessore, un giornalista che “caca ‘o cazzo“.

Enzo Palmesano, dopo anni e anni di onorata carriera giornalistica ha dovuto riporre carta, calamaio e penna. Forse utilizzava ancora questi attrezzi per lavorare, perchè lui diversamente da tantissimi altri, scrivendo solo di camorra, era ancorato ad un giornalismo vero, vecchio stampo. Quello costruito sull’inchiesta, sugli approfondimenti, lontano anni luce dalle logiche frenetiche e, spesso imprecise, del web.

Una sentenza storica ha messo nero su bianco una incredibile, quanto pericolosissima verità, per la prima volta in Italia: Enzo Palmesano fu cacciato dal Corriere di Caserta dal direttore del giornale, in seguito ai pressanti inviti della camorra.

A chiedere che venisse fatto fuori in questo modo fu il defunto boss di Pignataro Maggiore, Vincenzo Lubrano che in una intercettazione telefonica con suo nipote acquisito, Francesco Cascella, parla di Palmesano facendo intendere quanto, con i suoi articoli, gli recasse fastidio, tanto da scatenargli intenzioni omicide.

A intercedere con il direttore del Corriere di Caserta, Gianluigi Guarino, fu proprio Francesco Cascella, giornalista che ancora lavora nella comunicazione, il quale chiede l’allontanamento del nuovo Siani. E così è stato. La sentenza è agghiacciante, così come le intercettazioni tra i due: Palmesano viene licenziato su ordine del boss. Lubrano e Cascella vengono condannati in primo grado. Il primo a 5 anni di reclusione, il secondo a 2 anni e 6 mesi di carcere.

Le mani della camorra attraversano i vari strati della società civile, sono intorno a noi, incutono timore e gli può bastare una telefonata per rovinare la vita di una persona perbene. Combatterla significa entrare, scovare e distruggere prima di tutto la loro economia, puntare sulla educazione, sulla cultura e offrire lavoro per evitare che l’esercito malavitoso possa trovare terreno fertile tra le profonde ferite di una società allo sbando, povera e senza cultura.

Di seguito l’intervista ad Enzo Palmesano tratta dalla trasmissione tv Openspace: CLICCA QUI


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