Legge elettorale, tutti i partitini torneranno nel recinto


L’attuale e vergognosa legge elettorale in vigore, bocciata in parte dalla Consulta, è stata voluto da tutti i partiti. Approvata nel 2005, utilizzata per le politiche del 2006, 2008 e 2013, nessuno l’ha mai voluta cambiare veramente. Per come è stata soprannominata, e visto l’autore della legge – il leghista Calderoli – non poteva essere altrimenti, ha posto sul piatto d’argento battute ai comici e ha dato lavoro alla satira (memorabile Crozza lo scorso anno: “hanno impiegato meno tempo a terminare la seconda guerra mondiale che cambiare il Porcellum“).

Il grande merito di questa porcata, secondo i suoi più grandi sostenitori e al contempo finti detrattori, sono le liste bloccate, ovvero l’aver tolto al cittadino la possibilità di scegliere il proprio candidato, una colonna portante di tutta la democrazia mondiale. Ieri il Pd, Fi e Ncd hanno ufficialmente presentato la propria proposta di legge elettorale alla Commissione Affari Costituzionali. Eh già, è un affare costituzionale perché tra le famigerate riforme invocate da Renzi c’è anche l’abolizione del Senato. Che dovrà essere votata dai senatori.

C’è qualcosa che non torna, ma andiamo avanti, proviamo a immaginare gli effetti. Cosa produrrà questa legge, qualora non dovesse essere modificata e approvata così com’è adesso? E’ stata voluta dal sindaco di Firenze che vuole rottamare ed innovare incontrandosi in una stanza, come due amanti, con quanto più di brutto, vecchio e dannoso c’è al bene pubblico. I piccoli partitini saranno spazzati via con le soglie di sbarramento proposte così alte. Anzi no, c’è un’alternativa. Far finta che fino ad oggi le accuse che si sono mosse al cugino più grande della propria area politica (il centro nel caso del Pd e Sel, il centro destra invece nel caso di Fi, Ncd di Alfano e Fratelli d’Italia) erano tutte battutine per scherno, senza vera cattiveria. Gli ex Rifognazione di Sel, il partito del “compagno” Vendola, (sì, quel Vendola là, quello che prende per il culo i giornalisti che gli chiedono dell’inquinamento di Taranto e che a telefono ridacchia con i dirigenti dell’Ilva alle spalle di tarantini ammalati per colpa dell’inquinamento industriale) che già nelle ultime elezioni si era presentato in coalizione con il Pd, sarà costretto ad entrare nel partito di Renzi, il fido amico di Silvio, per non vedere la propria scomparsa. Se non lo farà il partito, lo faranno molti loschi personaggi che non vogliono perdere il posto fisso a migliaia e migliaia di euro mensili. Stesso discorso per i fratellini d’Italia e il Nuovo Centrodestra che diventerà di nuovo vecchio quando molti torneranno da papà Silvio. Nelle discussioni di questi giorni si è sentito di tutto pur di giustificare questo mostro. Addirittura che scegliere i candidati è dannoso perché permette la creazione di grandi reti clientelari con il voto di cambio tra eletto ed elettore.

Ma tranquilli, tutto questo viene fatto solo per il paese, il nome della stabilità governativa. Per questi nemici di tutti il bipolarismo sembra l’unica soluzione. L’Alternativa è democrazia, dicono. Appunto, l’alternativa, ma tra chi?


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