Caso Fortuna, spunta la pista della pedopornografia: così vendevano foto e video


Il giallo sulla morte della piccola Fortuna Loffredo continua ad arricchirsi di altri capitoli inquietanti. La nuova pista battuta dagli inquirenti è quella della pedopornografia, già paventata in realtà nelle prime fasi delle indagini, ma poi abbandonata per mancanza di prove.

Ora, invece, nelle mani degli investigatori ci sarebbero video e foto degli “orchi” che agivano (e che potrebbero ancora agire) nei palazzi del Parco Verde. Il materiale pedopornografico sarebbe poi stato venduto a prezzi nemmeno poi tanto elevati.

A confermare questa nuova ipotesi c’è anche l’avvocato di Raimondo Caputo accusato dell’omicidio di Fortuna: “Nel corso delle indagini difensive – le sue parole riportate da Il Mattino – ci siamo imbattuti in elementi che portano verso la pista della pedopornografia, gestita da una rete di pedofili nel parco Verde, capaci anche di depistare gli inquirenti, creare ad arte prove false e individuare come colpevoli persone che non hanno nulla a che fare con loro. Perché il business è davvero più remunerativo dello spaccio di droga”. 

Il legale dell’uomo, quindi, sembra insinuare che il suo assistito sarebbe stato messo in trappola da una rete di pedofili colpevoli degli abusi su alcuni minori del Parco.

Intanto, dal carcere, Titò continua ad accusare la compagna Marianna Fabozzi per la morte di Fortuna e del suo stesso figlio, il piccolo Antonio Giglio. 


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