Intervista ad Antonio De Luca: “Vi racconto come è nato il progetto Savastano”


Abbiamo incontrato Antonio De Luca,”metà” del progetto made in Benevento “Savastano” completato dal regista Valerio Vestoso.

Enzo Savastano è irriverente, provocatorio, prende vita nel macroambiente web, nella piazza di quel mondo 2.0 dove ci si scontra quotidianamente tra sostenitori, accanimenti e haters, dove si sancisce in maniera perentoria il successo o la disfatta di un progetto (soprattutto in chiave musicale) della musica “monoporzione” o “usa e getta” di cui si contornano oggi ascoltatori e fruitori.

Lui è riuscito, lontano dalle formule odierne degli youtubers ma più vicine all’ironia “napomelodica” (Tony Tammaro, Federico Salvatore, Squallor) nell’intento di sfondare il muro della circoscrizione regionale andando a irridere la scena che più tiene banco nella corposa e accesa discussione tra i giovani della generazione nativa digitale, quella fra musica indie e di distribuzione mainstream.

Successo dalla genialità di una chiave di lettura arguta e divertente, che va ad esorcizzare i demoni dello snobismo nei confronti della neomelodia e va a giocare con le regole di un genere “modaiolo” ma anche intellettuale e autoreferenziale. Successo decretato anche dalle migliaia di visualizzazioni sul canale youtube, “Una canzone indi” o” reggae napoletano”, fino addirittura al duetto dal vivo con il cantautore indie forse più in voga, Calcutta.

– Ammetto di esser caduto anche io,banalmente, nell’errore, dopo che qualche conoscente mi condivise il video di “reggae napoletano” di pensare “ecco la faccia tosta (solita) dell’ennesimo neomelodico che vuol parlare di argomenti che non gli competono, cogliendo poi in un secondo momento la genialità della provocazione.
Quanti complimenti e quanti insulti sono realmente arrivati nel momento del successo? Considerando che si vive anche di haters, che spesso possono decretare un successo.

A.”Ci casca sempre qualcuno. Devo dire che sono stati molto di più gli apprezzamenti rispetto ai commenti negativi. Stranamente non c’è nessun haters che ruota attorno al “mondo Savastano”,sarà per il fatto che l’ironia e non lo sfottò sono alla base di tutto quello che produciamo. Sono i pro e i contro di un umorismo un po’ articolato, magari non si coglie immediatamente ma nel momento in cui arriva può generare una sana risata, il che ripaga sempre chi la produce. “

-Parliamo un po’ della storia che c’è dietro il progetto Savastano, ovvero Valerio e Antonio, come succede che ci si incontra e si dice facciamolo?

A.”Siamo entrambi beneventani, Valerio da sempre si occupa di regia e scrittura io invece lavoro nel sociale, quindi tutt’altro. Ci ha fatto incontrare la passione per la musica e la curiosità per l’universo neomelodico, che poi ha ispirato nel 2013 la nascita del personaggio, il tutto è partito da una canzone “Mannagg a Marozz”. Abbiamo lavorato al videoclip e l’abbiamo pubblicato online. All’inizio non abbiamo avuto reazioni clamorose. Ma non abbiamo perso l’entusiasmo e siamo andati avanti nel delineare i tratti peculiari di Savastano, la vera esplosione è stata nel momento in cui ci siamo scontrati/incontrati con il mondo indie”.

– Scavando sempre dentro il “mondo Savastano”, l’intento è semplicemente quello di ridere, dietro certe tendenze o nel grottesco che spesso riserva il web o quello, per esempio, di calcare il solco del grande teatro canzone napoletano e della sua ironia con la ricercatezza di andare ad inventare un nuovo genere?

A.”Il nostro intento è sempre quello di giocare con il grottesco e con il surreale, elementi poco presenti nell’offerta artistica di oggi. Non vogliamo replicare cose già viste e fatte ma inventarne delle nuove. Purtroppo la comicità dei nostri tempi si prende gioco del pubblico con l’escamotage del tormentone. Questo vuol dire essere rapidi e indolore. Meglio lavorare di più nella creazione di una galassia in cui trasportare il pubblico di volta in volta, con delle sue regole, dei suoi punti di riferimento. Basti pensare che ad ogni concerto il pubblico si immedesima a tal punto, con il mondo della neomelodia, da presentarsi con abiti e accessori tipicamente di quel mondo, magari il giorno dopo tornano avvocati e ingegneri ma per una sera sfoggiano la scostumatezza tipica del neomelodico”.

-Penso realmente che il duetto, o questa inattesa sinergia con Calcutta, uno dei pionieri della musica di genere possa davvero segnare una spaccatura tra i labili confini della comunicazione musicale nei suoi veri generi, mi racconti un po’ di Eduardo?

A. “L’incontro con Eduardo è stato molto piacevole, ci è capitata l’occasione di incontrarci ed è stata subito raccolta da entrambi. Ci ha ospitato ad un suo concerto, questo denota grande intelligenza e senso dell’ironia di Calcutta. Inevitabilmente è un raccontatore della nostra generazione. La flemma, i testi virtuosi e sconnessi sono lo specchio dei trentenni disorientati. Saperlo tradurre in musica è un dovere. Altrettanto doveroso per Savastano e prendersene gioco con rispetto”.

-Progetti futuri per Enzo Savastano? Perchè no, magari vederlo a Sanremo.

A. “Chi può dirlo, stiamo continuando a scrivere canzoni, quindi a breve ci saranno nuove avventure neomelodiche”.


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