Il significato delle pigne della facciata del Teatro di San Carlo realizzata da Niccolini


Il Teatro di San Carlo di Napoli è il più grande ed antico teatro lirico funzionante d’Europa. Il suo aspetto odierno lo dobbiamo alla ricostruzione che fu opera dell’architetto Antonio Niccolini, i lavori furono avviati nel 1809 e durarono due anni.

Il portico per l’attraversamento delle carrozze sostenuto da pilastri si ispira al modello realizzato per la Scala di Milano da Giuseppe Piermarini, differente però in alcuni aspetti. Il portico del teatro napoletano infatti, a differenza di quello della Scatla, non è sporgente, ma è un tutt’uno con il corpo centrale del teatro. Con Niccolini il teatro acquisisce, così, le connotazioni del tempio, diventando monumento-simbolo della città. Accanto alle colonne del porticato trovano spazio una serie di pigne, le pose proprio l’architetto Niccolini. Le pigne non erano solo un elemento decorativo della facciata ma simboleggiavano il potere e l’importanza della cultura.

Il simbolo della pigna è uno degli emblemi più misteriosi che si possono trovare nell’arte antica e moderna oltre che nell’architettura. La pigna allude al più alto grado di illuminazione spirituale possibile, quindi alla saggezza e alla conoscenza più profonda. Essa appare anche nei disegni delle tradizioni esoteriche, come nella Massoneria, nella Teosofia, nello Gnosticismo e nel Cristianesimo esoterico. La pigna mantenne il suo significato originale nelle varie incarnazioni: Simboleggia un organo, la “ghiandola pineale” o “Terzo Occhio”, che tutti noi possediamo. Questa ghiandola si dice sia situata nel centro geometrico del cervello e viene considerata da alcuni come il Terzo Occhio biologico, il filosofo francese Descartes ritenne che la ghiandola pineale fosse la sede dell’Anima. La ghiandola pineale: assomiglia ad una piccola pigna, da cui deriva il suo nome.

Il simbolismo della pigna non si è perduto con le culture antiche, in India, la tradizione indù insegna ai suoi seguaci di risvegliare il Terzo Occhio, attivando i loro “sette chakra”. Si tratta di un esercizio antico, ancora oggi praticato, chiamato Kundalini Yoga: si dice influenzi direttamente la coscienza umana, sviluppi l’intuizione, aumenti la conoscenza di sé e liberi il potenziale creativo di ognuno. È interessante notare che il simbolo esoterico del kundalini yoga è il caduceo, un simbolo provvisto di due serpenti antitetici. Le pigne innanzi il portico del San Carlo volevano significare quindi che il Teatro di San Carlo, all’epoca il più importante, era la casa della Cultura europea. E le pigne delineavano il confine tra la cultura ed il resto del mondo che era di livello inferiore.

Antonio Niccolini che ha realizzato la facciata del teatro, ed ha inserito le pigne come elemento fondamentate nella parte antistante al porticato, è stato un architetto e decoratore italiano di gusto neoclassico. Fu impegnato in opere architettoniche realizzate in Toscana, tra Pisa, Livorno, Pistoia e Firenze. A Pisa, assieme ad Alessandro Gherardesca, lavorò al progetto, non realizzato, del Teatro Ernesto Rossi che costituì la sua prima importante commissione architettonica. Nella capitale del Granducato prese parte ai restauri del teatro privato di Vittorio Alfieri, mentre a Livorno decorò il Teatro degli Avvalorati.

Successivamente si trasferì a Napoli. Lavorò al Teatro di San Carlo, prima e anche dopo l’incendio del 1816. Sempre nel capoluogo partenopeo progettò e costruì la Villa Floridiana al Vomero per Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia e moglie morganatica del Re, che gli affidò anche il restauro di Palazzo Partanna a Piazza dei Martiri. Nello stesso periodo lavorò alla sistemazione di Villa Lucia e alla realizzazione dell’altare dell’Oratorio di Pio IX che si trova alla Reggia di Caserta.

Più tardi, assistito dal figlio Fausto, progettò ex novo o ristrutturò tutta una serie di residenze di famiglie nobili napoletane nobili napoletane, fra le quali Villa Ruffo a Capodimonte, Villa Del Balzo ai Colli Aminei e Villa Genzano all’Infrascata. Eseguì anche numerosi progetti per il Palazzo Reale di Napoli, che però non furono realizzati. Inoltre, sempre nel capoluogo campano, creò la vasta scala monumentale presso il tondo di Capodimonte. Con il figlio Fausto lavorò anche a Bari, al Teatro Piccinni e alla chiesa di San Ferdinando.

Fonti: Ununiverso.it – Real Teatro di San Carlo – Angeloforgione.com


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