Nuovo campo Rom a Napoli, costa 7 milioni: è polemica

Immagine di repertorio


La situazione di degrado dei Campi ROM ormai da anni affligge la città di Napoli, tra cumuli di spazzatura all’entrata dei campi, roghi e baracche fatiscenti. È così a Cupa Perillo, dove insiste un campo Rom le cui condizioni possono essere definite da terzo mondo. Ma è ormai chiaro che è in atto una guerra tra poveri che, purtroppo, non porterà mai a nulla, se non ad ulteriore degrado. Molti dimenticano, quando si affronta lo scottante discorso dei campi Rom, che in quei posti vivono anche bambini, alcuni di loro nati in Italia, donne incinte e persone malate, i cui diritti umani vengono continuamente calpestati da chi, evidentemente, su certe situazioni “ci mangia”.

L’amministrazione comunale di Napoli, nel dicembre 2014, con una delibera di giunta, ha approvato la costruzione di un nuovo campo Rom nella stessa zona. Una nuova area che vedrà coinvolte circa cento famiglie del campo, per un totale di 400 Rom a fronte dei circa 800 censiti, che verranno spostati dal campo per entrare in cinquanta nuove case, dando loro, si spera, una condizione più dignitosa.

campo rom delibera

Riproduzione della libera pubblicata sul gruppo Fb “Cittadinanza attiva in difesa di Napoli”.

L’idea è quella di un villaggio ecologico costruito con materiali edilizi riciclabili, e dovrebbe regolarizzare, anche se non del tutto, ma non vogliamo entrare nel merito della validità del progetto, una situazione di degrado inaccettabile.

I fondi stanziati sono circa 7 milioni di euro, fondi, sia chiaro, che ha messo a disposizione la comunità Europea e che se non spesi entro la fine dell’anno, torneranno a Bruxelles. Ma nell’immaginario collettivo i soldi sono nostri, e alcuni cittadini gridano allo scandalo senza minimamente informarsi da dove provengono questi 7 milioni di euro, non nostri, e a cosa servono. Si parla infatti già di disuguaglianze tra napoletani, maltrattati, e ROM, alla quale il comune costruisce case mettendo le mani nelle nostre tasche.

Che poi dal terremoto del 1980 ci siano tantissimi Napoletani che vivono nelle baracche o in sistemazioni che dovevano essere provvisorie, divenute poi definitive, è un dato incontestabile, però tale situazione dipende dall’incapacità, dall’inettitudine e disonestà di chi doveva portare soluzioni concrete. Piuttosto, dovremmo chiederci, perché quando si compongono i progetti per chiedere i finanziamenti europei, i nostri amministratori si dimenticano sempre dei Napoletani e dei Campani?


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