La leggenda dell’uovo incantato nascosto a Castel dell’Ovo


Castel dell’Ovo sorge sull’imponente isolotto di tufo, Megaride, costituito da due faraglioni uniti tra loro da un arco naturale.

La storia del castello risale alla metà del VII secolo a.C., quando sull’isolotto sbarcarono i Cumani, di origine greco-euboica, che fondarono Partenope (o Neapolis– città nuova) sul retrostante Monte Echia, che incorporò un centro abitato più antico, identificato, in seguito, come la Palepolis (città antica). Durante la dominazione romana, sull’isolotto e sul Monte Echia, fu costruita la villa, o Castrum Lucullanum, del patrizio Lucio Licinio Lucullo (I sec. a. C.) che si estendeva con parchi e fontane dalla collina di Pizzofalcone fino all’attuale Piazza Municipio. Durante il periodo medievale fu fortificato dagli stessi napoletani per far fronte alle invasioni barbariche e fu poi ricostruito nel periodo aragonese (1400) dopo la distruzione dovuta alla guerra tra re Carlo III e Giovanna I. I lavori di restauro mutarono in parte la linea architettonica del forte normanno, che divenne il teatro delle orge delle due regine Giovanna I e Giovanna II, le quali secondo la tradizione popolare avrebbero fatto buttare a mare i loro amanti occasionali.

Ma perché è chiamato Castel dell’Ovo? L’origine del suo nome curioso è legato ad una delle più fantasiose leggende napoletane, di origine medioevale, secondo la quale Virgilio, il grande poeta latino, vi avrebbe nascosto all’interno di una gabbia un uovo incantato. Questo sarebbe stato sistemato, dal poeta “mago”, in una caraffa di vetro piena d’acqua protetta da una gabbia di ferro ed appesa ad una pesante trave di quercia e sistemata in una camera situata nei sotterranei del castello. Finora ancora nessuno ha trovato l’uovo…. Infatti il luogo dove era conservato fu tenuto segreto poiché da “quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna del Castel Marino” (com’era chiamato il castello). Si cominciò a credere che finché l’uovo non si fosse rotto, la città e il castello sarebbero stati protetti da ogni tipo di calamità, ma se fosse accaduto qualcosa all’uovo, ci sarebbero stati guai per Napoli e per i napoletani.

Agli inizi del ‘900 sull’isolotto sorsero alcuni celebri “Café Chantants“, quali l’Eldorado e il Santa Lucia, dove si davano piacevoli spettacoli che duravano tutta la notte, in cui sono intervenuti personaggi come Edoardo Scarfoglio, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo e Roberto Bracco. Ancora oggi la zona che è parte integrante del “Borgo Marinari”, è caratterizzata da noti ristoranti, bar e pub pieni di vita fino a notte fonda.

Oggi il Castello ospita convegni e cerimonie d’alto livello. Possono essere visitate le due torri, denominate Normandia e Maestra, i resti della Chiesa di San Salvatore, una sala gotica coperta a volte, una loggia ogivale del ‘300 trasformata nell’800 in cappella, la Sala delle Colonne, i resti di un loggiato quattrocentesco, le celle dei monaci, il cosiddetto carcere della regina Giovanna ed il grande terrazzo panoramico con i cannoni spagnoli rivolti verso la città (in foto).

cannone

Uno dei cannoni spagnoli rivolti verso la città

Un meraviglioso luogo dove archeologia, storia e leggenda si fondono insieme alla splendida cornice del Golfo. Crisi e degrado ne vorrebbero appannare lo sfavillio, ma finché c’è l’Ovo …c’è speranza!


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