Giornaliste nel calcio, Barbuto: “In tv preparate, ma mettersi come Jessica Rabbit…”


Una iconografica dell’Istat di appena dodici mesi fa (foto 2) fotografa la situazione delle donne italiane nella società contemporanea. Il quadro appare chiaro: leggono e studiano di più, si appassionano maggiormente agli aspetti culturali ma nei ruoli di comando per loro c’è pochissimo spazio. Gli uomini continuano a detenere il bastone del comando, malgrado minore conoscenze e competenze.

conografica valori delle donne 8 marzo 2018Succede in tutti i settori professionali, anche nel mondo del calcio dove gli uomini la fanno da padrone. Eppure le tv sono piene zeppe di volti femminili. Giornaliste, conduttrici ed ex modelle anche nelle emittenti napoletane spopolano. Ma spesso relegate a semplice comparsa, subalterne al giornalista maschio più famoso, utilizzate per accrescere l’auditel. Sì, perché ipocrisie a parte, in ogni trasmissione dove si discute di calcio, la bella donna risulta essenziale. Tacchi, minigonna e scollatura pronunciata, per attirare i consensi del sesso opposto.

E’ questa la triste verità che da anni hanno imboccato le trasmissioni tv di calcio, fatto salve rare eccezioni. Ma c’è chi del suo essere donna conduttrice e competente ne ha fatto una missione. Anna Barbuto ogni settimana conduce su TV Campane “Il calcio in rosa” senza l’ausilio del collega famoso:«Il mio programma è nato dall’idea di dare voce alle tante donne appassionate di calcio ed in particolare del Napoli. Dato che non amo particolarmente i programmi televisivi in cui si è statici davanti le telecamere, discutendo in maniera anche ripetitiva per due ore e lasciando lo spettatore solo con la testa confusa e piena di chiacchiere, ho tentato di dare una sterzata ai soliti salotti sportivi e trasformarli in uno show in cui quello che si evidenzia in maniera esplicita è la passione per il calcio e quindi, in questo caso, per il Napoli. Senza mettere nessuno su un piedistallo del sapere assoluto, ma cercando in maniera educata di supportare gli azzurri, informando ed esponendo le proprie opinioni, il tutto condito con gli ingredienti dell’universo femminile: moda, gossip, danza e musica. Sicuramente nella costruzione del programma hanno influito fortemente i miei studi artistici: teatro, musica, danza e cinema…e spesso mi sono anche esibita in qualche puntata della trasmissione, ma spero un domani di poter realizzare anche un programma relativo a queste mie grandi passioni».

Le dichiarazioni di Collovati, le polemiche sulla donna copertina di febbraio Wanda Nara, sottolineano con decisione quanto anche tra addetti ai lavori le donne godano di scarsa considerazione: «Con questa domanda sfondi una porta aperta. Il maschilismo non è mai davvero sparito dalla nostra società e parlo di qualsiasi ambito lavorativo e non solo. Sicuramente la condizione della donna è migliorata rispetto al passato, ma c’è ancora tanto da lavorare…e Collovati ne è l’esempio lampante. Un uomo che fa certe affermazioni in diretta nazionale nel 2019 rispecchia in realtà il nostro Paese e ciò che si nasconde dietro falsi sorrisi ed ipocrisia. Nel mio lavoro, anche se davanti la telecamera non si nota, sono molto meticolosa e chi lavora con me lo sa. Ovviamente con rispetto, cerco sempre di trovare la soluzione migliore allo scopo di poter offrire il prodotto migliore a chi ci segue, senza chiaramente mettere in difficoltà nessuno. Però spesso per un gioco di potere e di “maschilismo” appunto, mi sono stati messi i così detti “bastoni tra le ruote”, a volte anche in maniera umiliante. E anche da personaggi che in un certo senso col mio lavoro c’entravano pochissimo, anzi, avrebbero dovuto davvero stare al loro posto. Non è facile mandare avanti un programma televisivo da sola, Per fortuna però sono una persona combattiva e determinata, difficilmente mi faccio sovrastare…e poi la cosa davvero bella è che ho potuto contare sulla mia collaboratrice Preziosa Lombardi che davvero mi dà una grossa mano, oltre ad essere tra le più preparate donne che si occupano di calcio».

Ma qual è il messaggio comunicativo di una donna seduta su di uno sgabello, con abiti succinti e sorriso sempre stampato in volto? «Credo che la questione sia prima di tutto culturale ma nello stesso tempo anche di immagine. Io tengo particolarmente alla mia immagine, non solo televisiva ma anche personale. Nel mio privato mi piace molto curare il mio aspetto, credo sia un atto di amore nei propri confronti. Però credo anche che il concetto di bellezza sia una categorizzazione della società, che spesso violenta le menti della gente influenzandole sul concetto di “donna ideale”..ma in realtà la donna brutta non esiste. Ogni donna ha un fascino che attrae in maniera naturale. Basta che ognuna di noi faccia uscire il meglio di sé, curando se stesse senza dover ricorrere a cose esagerate come chirurgia e roba del genere. Questo però è un concetto che culturalmente la nostra società seppellisce a vantaggio dell’apparire, che è un’altra cosa rispetto alla cura dell’immagine e del proprio aspetto. E credo ci sia anche una certa forma di maschilismo in questo, perché appunto si colloca nella questione di “donna oggetto”. Va bene andare in tv preparate, curate, come quando si va ad una cerimonia per esempio, ma mettersi su uno sgabello preparata da Jessica Rabbit con labbra da canotto e cervello vuoto non ci fai una bella figura. E la colpa è soprattutto di queste donne che permettono di farsi trattare così. Ma questo perché se scegli di apparire in questo modo allora sei tu la prima che non ti stimi e non ti rispetti..e quindi come possono farlo gli altri che ti usano come bambola attrattiva? Va bene prepararsi, ma in una maniera che risalti le nostre qualità, con gusto e fascino e senza apparire volgari. Credo però che la cosa fondamentale ancor di più dell’immagine è ciò che trasmettiamo attraverso i nostri gesti, come ci muoviamo e soprattutto come parliamo. Oggi in tv ci sono donne preparate, ma purtroppo alcune di loro non sanno parlare..Grazie al Teatro ho studiato dizione, è molto importante parlare correttamente in tv».

Quella del successo e dell’affermazione è una strada in salita, ancor di più se in Italia nasci donna ma quell’iconografica dell’Istat incoraggia a non arrendersi e rivoluzionare culturalmente questo Paese: « Farsi strada da soli non è mai facile. E questo in generale. C’è sempre bisogno di qualcuno che creda in te, che ti dia una possibilità. Poi sta a te prenderla subito e sfruttarla bene e a tuo vantaggio. Per noi donne è un po’ più complicato per tutti i discorsi fatti, ma quando sei tu la prima a credere in te stessa e soprattutto sei guidata dalla passione, allora puoi iniziare a costruire. Bisogna studiare, acculturarsi, conoscere, ascoltare…bisogna avere molta curiosità perché questa stimola le idee e ci induce ad imparare e quindi a studiare. Essere credibile significa essere veri, trasmettere quello che si ha dentro anche in un programma sportivo, perché la passione e l’autenticità che abbiamo dentro di noi se è sincera la gente la avverte. Poi il resto lo fa l’immagine. Quello che mostriamo agli altri diventa il nostro biglietto da visita. L’importante è mostrare il meglio di noi».


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