I segreti dell’orologio di Sant’Eligio: il mistero dell’unica lancetta


Se passeggiando per Napoli decidessimo di infilarci nei vicoli adiacenti Piazza Mercato verremmo subito colpiti dalla bellezza di Sant’Eligio. La bellissima chiesa gotica sembra quasi rinchiusa nei palazzi che la circondano, ma, un tempo, svettava sulla piazza che spesso veniva usata per le pubbliche esecuzioni. Escludendo la bellezza c’è qualcosa che colpisce ancora di più della chiesa: vicino al suo ingresso c’è un arco che la collega ad un edificio di fronte e su quell’arco ci sono due orologi molto strani.

Da un lato c’è un orologio normale, con due lancette, ma racchiuso in una cornice scura nella quale spiccano due teste scolpite; dall’altro versante c’è un orologio più piccolo e con un’unica lancetta. Per il primo e per le due teste che lo contraddistinguono esiste una leggenda nata intorno al Cinquecento e tramandata fino a noi da Benedetto Croce.

Si racconta che il duca Antonello Caracciolo, nobiluomo senza scrupoli, si invaghì di una giovane vergine di famiglia modesta. Non contraccambiando, la ragazza cercava di eludere le proposte del duca che, vistosi rifiutato, decise di incarcerare il padre della giovane e ricattarla tenendolo prigioniero finché lei non avesse accettato di concedergli la sua virtù. Per la salvezza del padre, la fanciulla cedette.

L’uomo venne effettivamente liberato, ma decise di chiedere giustizia a Isabella di Trastamara, figlia di Ferdinando II di Aragona che convinse il padre a punire severamente Caracciolo. Il duca fu costretto dal re a sposare la giovane che aveva ricattato e, a nozze concluse, lo fece decapitare di modo che la ragazza ereditasse tutti i suoi averi. Secondo la leggenda le teste scolpite sulla cornice dell’orologio sarebbero di Antonello Caracciolo e della fanciulla che gli costò la vita.

Veniamo ora all’altro versante ed all’orologio con una sola lancetta. La sua spiegazione non ha radici in una leggenda, ma in un fatto storico piuttosto recente. Il 28 marzo del 1943 la nave Caterina Costa esplose prima della partenza nel porto di Napoli: fu una vera e propria tragedia, l’esplosione fece tremare tutta la città. La deflagrazione fu talmente violenta che i frammenti della nave distrutta caddero a chilometri di distanza.

Una di queste schegge si andò a conficcare proprio nel nostro orologio distruggendo una lancetta e fermandolo. Erano le 15:00 del pomeriggio. Per 50 anni l’orologio di Sant’Eligio non venne riparato e continuò a segnare l’ora fatale come triste ricordo per tutti i napoletani. Solo nel 1993 si decise di farlo ripartire, ma ancora oggi è rimasto con l’unica lancetta a segnare le ore.

Fonte: Benedetto Croce – L’arco di Sant’Eligio, in Napoli Nobilissima, Napoli 1892-1896, volume I


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