La storia di Arturo, da spacciatore al reddito di cittadinanza: “Vivo per strada”


La storia di Arturo (nome fittizio) inizia nei meandri bui dei sottoscala delle Vele in quella Scampia che è stata una delle piazze di spaccio più grandi di sempre e che ancora oggi non si riesce a dimenticare.

È in questo contesto che Arturo è cresciuto ed ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo dell’illegalità: prima come vedetta e poi come spacciatore. Sarà poi fedele al clan per il quale lavorava per oltre dieci anni. La galera giungerà presto nella sua vita alla giovanissima età di 21 anni per possesso e spaccio di hashish.

Una volta tornato in libertà, però, Arturo riprese la sua strada di spaccio, malavita e illegalità. Dopo poco, però, arrivò un nuovo arresto, stavolta per possesso e spaccio di eroina, che lo riportò in galera per quasi sette anni. Stiamo parlando del 2014, anno in cui le porte del carcere di Poggioreale si sono chiuse alle sue spalle per sette anni. Da allora, Arturo a Scampia non ci ha più messo piede.

Al Mattino, Arturo racconta: “Ho voluto cambiare vita perché ho capito che quella strada non portava da nessuna parte. Si perdono solo gli affetti e la propria famiglia che poco alla volta si allontana. Ho vissuto per strada e ancora oggi mi arrangio nei dormitori o a casa di qualche amico. Ma la vita è dura. Vivo alla giornata e con un reddito di cittadinanza che non basta mai e che non mi dà la possibilità di un altro lavoro”.

Una volta tornato in libertà, Arturo ha dovuto arrangiarsi anche facendo il parcheggiatore abusivo (altra attività illegale dalla quale si è definitivamente distaccato). La vita ora è difficile: vagabondaggio e richiesta di reddito non sempre bastano e necessita spesso degli aiuti di chi gli vuole bene.

Arturo continua così nel suo racconto: “Se non fosse per il sostegno che ricevo dagli amici sarebbe impossibile continuare a vivere. È vero che chi sbaglia deve pagare ma è altrettanto vero che chi non lavora tornerà a commettere gli stessi errori. Io sono forte delle esperienze che ho vissuto in galera ma ci sono tanti altri come me che continuano a vivere nell’illegalità. La mia vita è cambiata ma continua ad essere difficile. La solitudine continua ad essere il prezzo più alto da pagare”.


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