Napoli ribelle, la bomba sociale è esplosa: servono risposte o succederà di peggio


Quello che in tanti temevano si è realizzato. Ciò che è accaduto nella serata di ieri non deve rendere nessuno orgoglioso, la violenza è sempre sbagliata e disgustosa, eppure che Napoli si stesse preparando per l’esplosione della bomba sociale era cosa nota. È da settimane che si sta parlando dei disagi della popolazione, dell’insostenibilità di un nuovo lockdown, degli aiuti promessi e che non sono mai arrivati.

Si fa presto adesso a parlare di guerriglia organizzata, dei gruppi ultras, degli uomini della camorra tra la folla per esasperare gli animi e cercare lo scontro violento con le forze dell’ordine. Sono le conclusioni cui si giunge sempre ogni volta che a Napoli accade qualcosa, dalle proteste per i rifiuti e la terra dei fuochi e perfino per le raccolte alimentari durante il lockdown di primavera. La criminalità è lo scudo dietro cui si nasconde l’impotenza delle istituzioni, quasi a convincerci che a esse conviene che le mafie non vengano sconfitte. Detto questo, è molto probabile che ieri tra la folla ci fosse anche della gentaglia, ma non bisogna essere l’alibi dietro cui nascondersi. Il disagio sociale c’è e in queste situazioni la camorra ci sguazza.

Ripetiamo, le immagini delle violenze di ieri sera sono disgustose, tuttavia saremmo ipocriti se dicessimo che non ce l’aspettavamo, almeno un po’. La prospettiva di un nuovo lockdown terrorizza la popolazione che non vuole morire di fame. Nei mesi scorsi la gente ha avuto la prova che le misure messe in campo dal Governo e dalla Regione Campania sono state insufficienti, inconsistenti, spesso sono rimaste solo delle promesse. Ci aspettavamo forse che i napoletani si rinchiudessero nuovamente in casa senza battere ciglio? La città si è comportata in maniera esemplare durante il primo lockdown, però la corda prima o poi si spezza.

Quanto accaduto ieri sera potrebbe ripetersi, e non solo a Napoli. Tutto il Sud è a rischio, queste immagini le potremmo vedere in futuro anche a Palermo, Bari, Reggio Calabria e altre città del Mezzogiorno. Il taboo è stato ormai infranto, si sa: una volta compiuto il primo passo non ci vuole nulla a fare anche il secondo, il terzo e così via. I cittadini hanno bisogno di risposte, non di imposizioni paternali autoritarie, e nemmeno delle battute da cabaret in TV o in diretta Facebook.


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