A Napoli arriva il “bike sharing”: peccato non ci sia l’ombra di piste ciclabili


Napoli – arriva il bike sharing. La società cerca di andare sempre più verso un mondo “eco friendly” cioè, devoto alle esigenze dell’ambiente del pianeta. Negli ultimi decenni le potenze economiche non hanno dato ascolto alle richieste della natura, surclassandola e pagandone poi le conseguenze a livello climatico e ambientale.

Per questo motivo di recente i governi puntano sulla sostenibilità, soprattutto dei mezzi di trasporto. Nelle grandi città sono ormai anni che vediamo circolare biciclette elettriche e monopattini ma il boom è scoppiato dopo la pandemia di covid, grazie all’eco bonus regalato dal Governo italiano ai cittadini interessati.

Napoli – bike sharing e assenza di piste ciclabili

Oltre a quelli personali però in città circolano anche quelli che si possono fittare, i cosiddetti “sharing“, che possono essere sia di bicilette, di monopattini e motorini elettrici. Anche a Napoli, nell’ulto periodo, i marciapiedi si sono riempiti di questi coloratissimi mezzi di trasporto, comodi e sicuri per l’ambiente. Ma sono altrettanto comodi per la città, per i pedoni e gli automobilisti?

Napoli è una città priva di piste ciclabili sulle quali poter percorrere in sicurezza la propria strada, bisogna fare lo slalom tra il traffico della grande città, rischiando molte volte di finire sotto ad un’auto. O peggio ancora quando monopattini e biciclette sfrecciano sui marciapiedi rischiando di beccare anziani e bambini.

Se a questo ci aggiungiamo l’inciviltà della gente, da un servizio ottimo e perfetto per l’ambiente, lo sharing diventa un completo disastro. Chi usa questi servizi – non parliamo della maggioranza delle persone ma comunque sono una quantità discreta di individui – parcheggia i propri mezzi come meglio crede, lasciandoli sui marciapiedi e occupando spazi importanti per il passeggio dei pedoni o per l’entrata nei servizi commerciali.

Lo sharing è il futuro, è un servizio essenziale per una grande città come Napoli ma servirebbero regole più rigide e soprattutto sarebbe servito che Napoli fosse preparata e costruita come una città europea, pronta al cambiamento a favore dell’ambiente, pronta a dare ai cittadini i servizi necessari per crescere insieme.


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