Napoli, manifestazione contro l’Unità d’Italia: “Il loro Risorgimento è la nostra sepoltura”

Giuseppe Garibaldi con il tricolore


A Napoli una manifestazione contro i festeggiamenti per l’Unità d’Italia avvenuta formalmente il 17 marzo 1861. È l’iniziativa dei gruppi meridionalisti che, lungi da avere velleità monarchiche come purtroppo credono tante persone che non conoscono i movimenti identitari, vogliono porre l’attenzione sulla questione meridionale sorta proprio dopo la campagna garibaldina. I gruppi si sono dati appuntamento alle ore 17 a via Toledo, nei pressi della stazione della Linea 1.

A Napoli la manifestazione contro l’Unità d’Italia

“Non abbiamo nulla da festeggiare il 17 marzo – dice a VesuvioLive uno degli organizzatori, Ciro Borrelli di Nazione Napolitana Indipendente – Il loro Risorgimento è la nostra sepoltura.

I motivi di un tale sentimento vanno ricercati in diversi elementi: gli investimenti fatti pressoché ad esclusivo interesse del Nord dopo l’unificazione, che ha comportato la nascita della questione meridionale ed il divario tra Settentrione e Mezzogiorno creato e mai sanato; la tragedia dell’emigrazione; la violazione di diritti come quello all’istruzione, al lavoro, alla sanità e ai servizi pubblici efficienti ed uniformi in tutto il Paese; il razzismo nei confronti della popolazione meridionale; la negazione di fatti storici ormai acclarati come gli eccidi ai danni delle popolazioni del Sud. Ancora oggi continuano le azioni contro il Sud, come il dirottamento dei soldi del PNRR o l’incredibile furto di 840miliardi di euro.Una serie di fatti la quale ha fatto sì che l’Italia risultasse meno unita dopo il 17 marzo 1861, che prima dell’avvento dell’Unità d’Italia.

“Questa manifestazione è dedicata – continuano gli organizzatori – a chi si oppone a chi usa i nostri figli per esportare la democrazia a suon di bombe, a chi ha pagato ‘un mutuo’ per far laureare i figli e poi gli augura di trovare un lavoro in terra straniera, a chi vuole mano d’opera a basso costo e alto rischio, a chi avvelena la nostra terra con discariche e mostri industriali. Non vogliamo questo per i nostri figli e i figli dei nostri figli. È finito il tempo di chinare il capo, di girare lo sguardo. Non dobbiamo più mendicare il nostro futuro”.


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