Trudie Styler, regista e moglie di Sting dedica un film ai napoletani: “New York è persa, il futuro è a Napoli”


Alla Festa del Cinema di Roma, tra gli altri, è stato presentato Posso entrare? An ode to Naples, il docufilm di Trudie Styler, la celebre regista e moglie del cantautore Sting, dedicato alla città di Napoli.

Trudie Styler, la regista e moglie di Sting dedica un film a Napoli

Nel corso delle riprese e della sua lunga permanenza in città, la Styler ha espresso più volte il suo amore per Napoli, tanto da volerla raccontare attraverso un documentario che esalta l’eccellenza del luogo, le meraviglie che possiede e il gran cuore del suo popolo.

New York è persa, finita. Il futuro è a Napoli e in particolare nel Rione Sanità dove ho scoperto per la prima volta cosa sia una comunità. A New York siamo ormai automi che corrono senza fermarsi mai, abbiamo perso il senso dell’altro. Per questo il mio rapporto con la città non finirà con questo lavoro. La Sanità è il mio luogo del cuore – ha dichiarato la regista, come rende noto Il Corriere del Mezzogiorno.

La pellicola tratta Napoli a 360 gradi, mostrando non solo il centro ma anche le periferie, da Scampia a San Giovanni a Teduccio, attraverso i volti e la voce dei napoletani: “La domanda del titolo del documentario è stata centrale: posso entrare? Questa è stata la chiave che ho adottato e il film si è scritto quasi da solo. Nessuno dei napoletani mi ha risposto no. Mi hanno fatto tutti entrare nelle loro case, nelle loro vite, con una semplicità estrema”.

Diversi gli artisti partenopei che hanno collaborato al progetto, come Clementino (per la colonna sonora) e Jorit. Nel docufilm verrà dato risalto anche ad alcune figure femminili della città, come Alessandra Clemente che racconta l’assassinio di sua madre. Come anticipato dalla Styler, ci sarà anche Sting.

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Non a caso anche il noto cantautore britannico si è reso protagonista di un progetto sociale che riguarda il Rione Sanità, ossia la realizzazione della prima Casa della Canzone Napoletana. Durante l’estate ha tenuto anche un concerto privato per i detenuti del carcere di Secondigliano.

“Abbiamo girato tanto, ho moltissimo materiale che ho dovuto sacrificare per i tempi del film. Se la Rai ce lo concedesse potremmo fare una serie in sei puntate su Napoli. Ho consapevolezza del male ma la modalità che ho scelto di far prelevare è la vibrante vitalità di Napoli” – ha concluso.


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