Video. “Vi racconto ‘o pere e ‘o musso”. Ecco come assaporare la trippa


A passeggio tra le strade di Napoli, sono tanti i posti che con profumi incantevoli fanno innamorare cittadini e turisti, della classica cucina napoletana. 

Basterebbe pensare ai profumi della pizza, quella che si piega ‘a portafoglio’ e si mangia al volo senza sedersi a tavola, o al classico ‘frienne magnanne’ di pasta cresciuta e crocchè, avvolti nei ‘cuoppi’ che potremmo definire gli antenati di quelli che oggi troviamo nelle patatinerie che tanto stanno facendo scalpore nelle città, ma c’è una cosa che non riempie i vicoli di Napoli col suo odore inconfondibile ma è altrettanto ricercata e acclamata, la trippa.

Spesso ribattezzata come “‘o pere e ‘o musso”, la trippa troneggia in vetrine alimentari accompagnata semplicemente da limoni e foglie che colorano la visuale facendo da ornamento a questo alimento semplice ma amato da molte persone. Da sempre ritenuto un piatto povero, visti i suoi costi ridotti, oggi anche la trippa affronta il rincaro dovuto alla crisi economica, tanto da trasformarsi in un alimento quasi d’élite.

Antonio Moglie della Tripperia Le Zendraglie, racconta non solo la provenienza di questo piatto tipico della cucina napoletana di strada, ma anche i diversi modi in cui poterlo assaporare. Il modo più comune e anche il più veloce di assaporare la trippa, che come racconta Antonio proviene da parti di vitello, è condirla con sale e limone, un condimento semplice che però regala sapore al piatto, ma anche arricchirla con rucola pomodorini e finocchio oppure con un‘insalata mista con sedano, cipolla, pomodoro, tutti modi spiccioli ma capaci di rendere insuperabile una pietanza.

Sono tanti i modi di cucinare la trippa, basterebbe chiedere alle nonne e per i più fortunati anche alle mamme brave in cucina che hanno le loro radici radicate nelle antiche tradizioni, per conoscere le diverse ricette come la trippa con le patate o con i fagioli o più semplicemente la trippa al sugo, ricette che ovviamente, anche se ottime, si allontanano dalla tipicità del ‘cibo di strada’.

Per Antonio Moglie parlare di trippa infatti, vuol dire parlare di un alimento che non si mangia per fame, ma per sfizio, rientra tra quelle abitudini di chi passeggia per strada e si ferma fuori ad una vetrina alimentare spartana per mangiare un po’ di tradizione.

‘O pere e ‘o musso, cento pelli o fogliolo, quando si dice trippa, si usa impropriamente il nome spicciolo di una delle parti del vitello per racchiuderle tutte, ma in realtà ognuna ha la propria particolarità.

Una passeggiata tra le più antiche strade di Napoli e lo spettacolo è servito, una magia fatta di storia e tradizioni, dalla cultura alla cucina, quella di strada, buona e semplice che sembra voler spiegare a chi assapora l’emblema del napoletano e della napoletanità, un tripudio di piacere che nasce dalla semplicità.

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