Lo stile Liberty a Napoli, tra linee sinuose e motivi floreali
Feb 03, 2015 - Germana Squillace
Palazzina Velardi
Lo stile “Liberty” o “Floreale” arriva a Napoli tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento portando con sé la predilezione per linee morbide e sinuose, forme floreali e colori vivaci. È soprattutto l’architettura a risentire di questa nuova corrente artistica e la sua diffusione si ha prevalentemente tra il 1900 e il 1920. Ferro battuto, vetro, torri e pilastri diventano caratteristiche fondamentali dei palazzi partenopei. Esempi dello stile Liberty si possono trovare principalmente nel rione Amedeo e nei quartieri di nuova urbanizzazione che si svilupparono verso le colline del Vomero e di Posillipo, quali le zone di San Felice, via Palizzi e parco Margherita.
Il primo esempio di questo nuovo stile nella città partenopea è la palazzina Velardi. Costruita dall’architetto Francesco De Simone nel 1906, è situata nel rione Amedeo. In cima alle rampe Brancaccio si trova l’ingresso della struttura, al di sopra del quale, l’edificio si eleva per cinque piani. In realtà a causa del dislivello del suolo, la palazzina presenta cinque piani solo sul prospetto a sud, mentre ne ha quattro sulla facciata opposta. La costruzione possiede circa cento finestre, bifore e trifore, che prima dei bombardamenti aerei del 1943, mostravano una decorazione a stucco su fondo scuro. Elemento di spicco è il torrino, situato nell’angolo dell’ultimo piano, che si erge su via dei Mille.
Uno dei più riusciti esempi architettonici del Liberty a Napoli è palazzo Mannajuolo. L’edificio, ubicato in via Filangieri, fu progettato dall’architetto Giulio Ulisse Arata in collaborazione con l’ingegnere Gioacchino Luigi Mellucci e l’ingegnere Giuseppe Mannajuolo, proprietario dell’omonima struttura. Il palazzo fu costruito fra il 1909 e il 1911 utilizzando il calcestruzzo armato, una tecnica allora all’avanguardia. La parte centrale dello stabile è la più interessante. È caratterizzata da un gioco di vuoti e di pieni ed è dominata da grandi vetrate e balaustre in ferro battuto.
Altro esempio dello stile floreale è villa Pappone, situata a Capo Posillipo e costruita nel 1912 dall’architetto Gregorio Botta. La componente che mostra maggiormente le influenze Liberty è il portone, ornato da una pensilina in ferro battuto e da vetrate policrome.
Risale allo stesso anno di villa Pappone il palazzo Acquaviva Coppola. L’edificio, ideato dell’ingegnere a cui deve il nome, racchiude in sé elementi del Liberty partenopeo e di quello europeo. Il suo progettista decorò la facciata che dà su via San Pasquale con uno stile floreale molto decorativo, mentre quella che affaccia in via del Parco Margherita con toni più classici. All’interno del palazzo si può accedere al Teatro San Carluccio, progettato dallo scenografo Bruno Garofalo.
Uno dei più importanti edifici Liberty è anche la palazzina Russo Ermolli. La struttura, situata in via Palizzi, fu eretta tra il 1915 e il 1918 su progetto dell’ingegnere Stanislao Sorrentino. Dalla strada si accede allo stabile di sei piani tramite un ponticello. In origine la palazzina era bianca e gialla, ma in seguito a un intervento di restauro del 2007, l’azzurro è diventato il colore predominante.
Anche altri edifici come villa Spera, in via Tasso, e palazzo Avena, in piazzetta Fuga, hanno subìto l’influenza dello stile floreale, ma a Napoli questa corrente ha influito anche su fabbricati più piccoli come i negozi Gay Odin che conservano ancora le vetrine originali di legno intarsiato. Infine, non bisogna dimenticare gli interni della stazione ferroviaria di Mergellina, del terminal della Cumana e della funicolare di Montesanto, tutti rigorosamente Liberty.
Fonti: “Atlanti Universali Giunti: Architettura, gli stili, le epoche i protagonisti, i capolavori”, Giunti, Firenze, 1996 Sergio Stenti, Vito Cappiello
“Napoli Guida e dintorni”, Clean, Napoli, 1998 Renato De Fusco
“Il floreale a Napoli”, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1989