Scosse ai Campi Flegrei, l’Osservatorio Vesuviano rassicura: “Il magma è fermo, non sta salendo”


Sono state 33 le scosse prodotte ieri dallo sciame sismico che ha interessato la zona dei Campi Flegrei. Quella di magnitudo maggiore, 3.5 gradi, è stata avvertita anche da alcuni abitanti di Napoli. Non si registrava una magnitudo così elevata per il fenomeno del sollevamento del suolo causato dal bradisismo dalla crisi del 1984.

SCOSSA CAMPI FLEGREI, L’OSSERVATORIO VESUVIANO RASSICURA

Ciò ha destato più di una preoccupazione nei cittadini che sono stati rassicurati dai continui post del sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia. L’intera area dei Campi Flegrei è costantemente monitorata, assicura l’Osservatorio Vesuviano, che aggiorna su ogni piccolo cambiamento riscontrato. Al momento, come spiegato anche dalla direttrice ai microfoni del Tgtre Regione Campania edizione delle 14, la scossa di ieri non ha prodotto nessuna significativa modifica. Queste le parole della direttrice Francesca Bianco:

Rispetto a qualche ora prima dell’evento, non è capitato nulla di diverso se non un rilascio di energia stavolta un po’ più intenso rispetto alle altre volte. Dalle prime analisi che abbiamo fatto, tutto è esattamente come era prima dell’evento. La camera magmatica profonda al momento è ferma, ferma significa che non c’è magma che si muove verso la superficie. Questo significa che l’evento che abbiamo registrato ieri non è dovuto ad una risalita di magma, quello sì che sarebbe un’origine davvero preoccupante“.

LE PAROLE DEL VULCANOLOGO

Qualcosa di anomalo però c’è secondo il vulcanologo Giuseppe Luongo che spiega in un post sul suo profilo Facebook che l’attività registrata da gennaio ha portato delle modifiche nella zona ma che non gli sono statui forniti dei dati per indagare meglio.

Dopo la scossa di oggi pomeriggio, localizzata alla Solfatara con magnitudo 3.5+-0.3, molti cittadini mi hanno contattato per avere notizie in merito all’evento ed essere assicurati sulla pericolosità. Con questo post rispondo ai quesiti postimi. A fine gennaio di quest’anno ho interpretato anomala la sismicità registrata, in quanto era cambiata rispetto ai mesi precedenti. Così ho chiesto i risultati dei dati satellitari sulle deformazioni del suolo all’ IREA CNR, Istituto Centro di Competenza della Protezione Civile. Ho esaminato i dati dei Bollettini dell’Osservatorio Vesuviano, ma l’errore che accompagna la misura è elevato e può nascondere la variazione della velocità della deformazione che rappresenta un elemento che illustra l’accumulo di sforzi nelle rocce e la possibilità di fratturazione delle stesse e terremoti. Infine una riflessione sulla sorgente del fenomeno.

Non sono i fluidi idrotermali a produrre accumulo di sforzo fino a superare la resistenza delle rocce e, quindi, terremoti. Occorre un’azione meccanica potente, sebbene di breve durata. In queste condizioni le rocce si fratturano. Con i fluidi circolanti in un mezzo poroso ciò non accade. I fluidi si disperdono verso la superficie e non agiscono concentrati se non nella parte finale del percorso. I fluidi rendono il mezzo duttile, incapace di produrre fratture. Durante le fasi discendenti del Bradisismo le concentrazioni dei fluidi emessi diminuisce sensibilmente, ma non scompaiono del tutto. Nonostante ciò NON VI SONO TERREMOTI“.


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