‘Ndrangheta e prestanomi, ristorante sequestrato: indagato un 40enne di Torre del Greco

La Guardia di Finanza di Bologna indaga su un uomo originario di Torre del Greco per rapporti con la 'ndrangheta


Un quarantenne di Torre del Greco, trasferitosi da qualche anno in Emilia Romagna, è indagato dalla Guardia di Finanza con l’accusa di essere un prestanome alle dipendenze della ‘ndrangheta.

‘Ndrangheta, 40enne di Torre del Greco indagato a Bologna

Come riportato dal sito SkyTG24, il fatto è accaduto nell’ambito dell’operazione “Radici“, con la quale i finanzieri di Bologna, coordinati dal pubblico ministero Marco Forte, stanno indagando su presunte attività della criminalità calabrese nel tessuto economico dell’Emilia Romagna.

Le ‘ndrine, in particolare quelle dei Piromalli e dei Mancuso, avrebbero infatti messo in piedi nel Nord Italia un sistema per far fruttare i soldi provenienti da attività illecite, intestando società a prestanomi compiacenti per eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.

Nel dettaglio, con l’operazione di ieri, il gip di Bologna Domenico Truppa e le fiamme gialle hanno posto sotto sequestro l’intero complesso aziendale del bar ristorante “Lo stalliere” di Modena. Il locale è stato affidato ad un curatore per garantire la prosecuzione dell’attività. Il principale indagato è R.G., 64 anni originario di Gioia Tauro, ritenuto “contiguo alla criminalità organizzata calabrese e indicato da vari collaboratori di giustizia come attiguo alla ‘ndrina Piromalli di Gioia Tauro“.

Con lui sono indagati anche due soggetti residenti a Parma ed il quarantenne di Torre del Greco. Secondo l’accusa, questi ultimi erano gli intestatari fittizi dell’attività di ristorazione della quale R.G. sarebbe il reale proprietario anche se assunto come semplice cameriere. L’uomo originario della Calabria avrebbe quindi intestato fittiziamente le quote sociali, i conti correnti e tutti i beni strumentali riconducibili all’attività alle tre “teste di legno”.

Il trasferimento fraudolento dei valori non è l’unica accusa che viene mossa nei confronti di R.G. L’attività di ristorazione ha anche ricevuto dallo Stato circa 50.000 euro come ristoro per le chiusure imposte durante la pandemia da Covid-19. Denaro che, secondo le accuse, non sarebbe stato utilizzato per il ristorante ma per scopi personali: in particolare per il noleggio di auto di lusso, tra cui due Maserati Ghibli, con canoni da 1.500 Euro al mese. Sembra che nelle intercettazioni diffuse alla stampa l’indagato si facesse beffa degli aiuti. In una telefonata alla madre avrebbe infatti affermato: “Lo stato ci ha regalato altri 8.000 Euro“.

 


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