Giancarlo Pulitelli a Turris Live: “Amo Torre del Greco, mi pento ancora di averla lasciata per il Napoli”

Giancarlo Pulitelli a Turris Live


Durante la quindicesima puntata di Turris Live (il programma di Vesuvio Live dedicato al mondo corallino presentato da Michele Massa e Stefano Esposito e che va in onda ogni lunedì alle ore 20:30 sui canali social). tra gli ospiti della trasmissione c’era anche lo storico attaccante corallino Giancarlo Pulitelli, star di inizio anni ’70 di Torre del Greco che ha fatto innamorare una generazione intera a suon di gol e partite da calciatore superiore, tanto che nel 1972 arrivò la chiamata dal Napoli in Serie A.

Le parole di Giancarlo Pulitelli a Turris Live

Giancarlo Pulitelli apre la sua chiacchierata con Turris Live parlando del momento dei corallini: “La Turris la sto seguendo, non riesco a capire perché non riescono a fare risultati in casa. Dovrebbe essere una fossa per tutti il Liguori. Sì il problema è anche la poca presenza sugli spalti a differenza dei miei tempi. 1500 persone oggi con i costi che ci sono per una squadra di C rimane difficile farlo aumentare e diventa difficile anche per il presidente fare una grande squadra. Prima c’erano sponsor, persone e potevi nascondere qualcosa (afferma ridendo). Oggi invece è cambiato tutto. Tantissimo staff, numeri che ai miei tempi erano impossibili anche da immaginare, prima c’era tanto volontariato attorno la squadra, oggi tutti vogliono i soldi”.

I giocatori della Turris – Foto Salvatore Varo

“Penso che le persone che adesso stanno nel calcio dovrebbero avere un monumento. Oggi è un calcio difficile, non è come prima, oggi ci sono tantissime squadre con molti meno tifosi, ci sono tanti problemi, i calciatori con stipendi alti”.

L’amore per Torre del Greco e i pentimenti sulla scelta del Napoli

Dopo la Turris il Napoli, una chiamata dalla Serie A ma l’amore per Torre rimane per sempre: “Io ho sempre detto che amo Torre del Greco e non mi vergogno a dirlo, la gente di Torre per me è eccezionale. Ho vissuto anni indimenticabili ed importanti della mia carriera. Se non fosse stato fatto l’errore di andare a Napoli in Serie A, io sarei rimasto parecchi anni in maglia corallina. Io ho girato tanto, Alessandria, Pisa etc ma il rapporto che ho avuto a Torre non l’ho avuto in nessun’altra squadra”.

Perché un errore passare al Napoli?: “Perché… ora sono passati tanti anni, quando arrivai a Napoli, il tecnico mi chiese del perché ero lì ed io risposti per giocare. Comunque iniziai bene perché mi impegnavo tanto e segnavo ma il tecnico aveva un’altra visione di gioco che mi impediva di tirare spesso in porta. Ma rimane che la prima partita di Coppa Italia che abbiamo giocato ho fatto gol. Poi ho giocato anche in campionato prima di essere mandato a Reggio Calabria. Nemmeno un cane viene trattato così, ho provato a fare resistenza ma sapevo che non potevo farla per il bene della mia carriera ed accettai la proposta dopo qualche divergenza. In Calabria c’era un allenatore che stravedeva per me e poi il professore Franco Scoglio come preparatore che aveva metodi di allenamento che ti uccidevano. Era esaltato, però devo ammettere che il lavoro del prof è stato decisivo per i numeri che ho fatto le stagioni successive”.

Esultanza giocatori corallini sul gol – Foto Salvatore Varo

Il calcio di una volta confrontato a quello di oggi e l’attaccamento alla maglia

Il tema dell’attaccamento alla maglia, con Pulitelli proviamo a fare un resoconto: “Poi in questi anni c’è un problema di attaccamento alla maglia da parte dei tifosi e dei calciatori, cosa che non era così una volta. Ai nostri tempi l’attaccamento alla città era importantissimo. Io a Torre andavo sempre da Gerardo… poi dal barbiere, avevamo un rapporto umano, oggi i calciatori manco ti salutano, anche quelli che giocano non nelle primissime categorie. Prima quando si giocava, si viveva la città. Andavi al ristorante, al bar e nasceva un grande rapporto d’affetto e tutt’ora sono amico a tante persone di Torre del Greco e tanti ex miei compagni. Poi c’era lo storico bar corallino che per noi era come una mamma”.

La formazione tipo della Turris nella stagione 1971-72

“Torre all’epoca era ideale per accogliere i calciatori. Tutti quelli che hanno giocato qui sono tutt’oggi innamorati della città. Io da Torre poi mi sono preso un pezzo ed è mia moglie, il regalo più bello che poteva farmi questa città. Penso che le persone che adesso stanno nel calcio dovrebbero avere un monumento. Oggi è un calcio difficile, non è come prima. Ci sono tantissime squadre con molti meno tifosi, ci sono tanti problemi, i calciatori con stipendi alti”.


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