L’INCHIESTA/ Così il Sud fa ricco il Nord: studenti e famiglie “regalano” 5 miliardi l’anno a Milano e dintorni


Il Sud fa ricco il Nord ed in particolare la città di Milano. Non è una tesi dei nostalgici borbonici (così viene additato chiunque abbia tesi meridionaliste), ma della testata L’Espresso (editore L’Espresso Media S.r.L con sede legale a Milano, non a Napoli, Palermo o altra città meridionale) che in un reportage dal titolo Il Capitale Terrone mette in luce come ogni anno si verifichi uno spostamento di miliardi di euro e competenze dal Mezzogiorno verso il Settentrione, il quale così non solo si arricchisce in termini economici, ma anche sociali.

Il Sud fa ricco il Nord: il reportage de L’Espresso

Il ragionamento de L’Espresso parte un’osservazione superficiale che tuttavia è la porta di accesso alla vera realtà che è fatta di un impoverimento sempre maggiore del già depresso Sud. “Nel fine settimana, dalla sera, il tram 9 diventa il mezzo di trasporto ufficiale dei giovani in transito verso i quartieri di movida attraversati dai binari: Porta Venezia, i Navigli, via Savona. Sono tirati a lucido, parlano di esami e di tesi magistrali. Non temono di affrontare i conti di bar e ristoranti dove l’autista Atm, con il suo stipendio di 1.500 euro, avrebbe paura a entrare. Come il tranviere arrivato a Milano in cerca di lavoro, i passeggeri del 9 hanno in larga maggioranza accenti del Sud appena addomesticati da quel flair meneghino che oggi significa, per dirla con il Dogui dei film dei Vanzina, «stare in pole position». Anche quest’anno la meglio gioventù della borghesia meridionale si è spostata in massa verso gli atenei del Centronord, quelli che promettono lavoro sicuro e persino qualificato”.

Una situazione chiara e nota: al Nord, al Milano, non solo ci vanno i meridionali in cerca di un lavoro che assicuri uno stipendio medio (l’autista, l’operaio e così via) ma anche e soprattutto i giovani che scelgono di studiare lì con la speranza di trovare un lavoro qualificato che sia altamente remunerativo. Se è nel capoluogo lombardo, tanto meglio: la capitale economica d’Italia è anche sostanzialmente l’unica città viva e con un certo fermento culturale, di locali, di eventi.

Le famiglie spendono 30mila euro l’anno per mantenere i figli

Questo significa, a ben vedere, che non solo Milano si prende la manodopera che assicuri i servizi basilari come i trasporti, ma anche i cervelli e gli investimenti economici delle famiglie più benestanti. “La combinazione università più affitto può arrivare facilmente oltre i 30 mila euro l’anno, senza calcolare vitto, abbigliamento, libri e altri costi più o meno voluttuari” – sottolinea il reportage.

La spesa per l’Università è ragguardevole: “I bravi genitori che hanno accettato una decadenza senza fine, in peggioramento con l’imminente arrivo dell’autonomia regionale differenziata, gettano il cuore oltre l’ostacolo ogni mese fra tasse di iscrizione e rate di frequenza che possono arrivare a 20.140 euro l’anno, come nel caso dell’International Md program del San Raffaele, contro un’immatricolazione per la magistrale in Bocconi a quota 16.103 euro”.

Ma gli altri costi possono essere addirittura maggiori, tra affitti alle stelle e spese varie: “A Milano, soprattutto, ma anche a Torino, Bologna, Firenze, Padova, una stanza in condivisione a 900 euro entro i confini municipali è un costo ancora economico. Nello studentato milanese Hines in zona Bocconi (Aparto Giovenale) un vasto monolocale di 27 metri quadrati va a 1.300 mensili. Però c’è lo studio yoga, il cinema e la palestra, anzi, il gym dove si può fare workout nel Milan lifestyle. Per il Campus X Bicocca si può arrivare a 1.700 euro, oltre ventimila l’anno. Molti di questi interventi immobiliari privati che aspirano a togliere i giovani contestatori dalle tende davanti alle facoltà sono cofinanziati dal Miur in base alla legge 338 del 2000”.

La migrazione degli studenti porta al Nord 5 miliardi l’anno

Ogni anno, si stima che siano 5 i miliardi di euro che da Sud si spostano al Nord soltanto per quello che concerne la migrazione degli studenti, e quindi dei talenti, della gioventù migliore che porta al Settentrione le sue capacità ed i risparmi della propria famiglia. Bisogna poi valutare che un ragazzo cresciuto e che ha studiato al Sud è costato allo Stato, alle regioni, ai comuni degli investimenti economici che finiscono per andare a beneficio, ancora, del Nord.

Infine, si deve ricordare una nuova tendenza, quella dei genitori che emigrano anch’essi per fare i nonni: “Le famiglie borghesi del Sud che aumentano il benessere già consistente di chi ha una rendita di posizione nei centri urbani del Nord. E il fenomeno si allarga dai giovani ai genitori stessi che, alla lieta novella dell’impiego dei pargoli, ergo della possibile nuova famiglia, progettano di trasferirsi a fare i nonni con il vantaggio di un sistema sanitario migliore”.


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