La storia millenaria del complesso di San Lorenzo Maggiore


Nel suo convento il Boccaccio incontrò Maria d’Aquino, figlia naturale di Roberto d’Angiò, che ispirò la celebre Fiammetta protagonista del Decamerone. Vi soggiornò Petrarca, come si evince da una lettera che scrisse all’amico Giovanni Colonna, e nel 1799 il generale Championnet proclamò l’inizio della Repubblica Napoletana. La basilica di San Lorenzo Maggiore è una delle più importanti chiese medievali di Napoli.

Interno di san Lorenzo MaggioreNel VI secolo d. C. il vescovo Giovanni II fece edificare una chiesa dedicata a san Lorenzo sui resti dell’antica agorà greca divenuta in seguito foro romano. Nel 1234 la basilica paleocristiana fu concessa ai frati Francescani e dopo un quarantina di anni il re Carlo d’Angiò promosse l’abbattimento della vecchia basilica e l’edificazione del nuovo tempio, massima espressione del gotico francese. Nel 1324 fu posto all’interno del deambulatorio la prima opera napoletana di Tino di Camaino: il “Monumento funebre di Caterina d’Austria”, moglie di Carlo d’Angiò. Sfortunatamente, nel 1456, un violento terremoto danneggiò la chiesa, ma la nuova torre campanaria in piperno, a base quadrata e a quattro piani, fu ugualmente terminata dopo poco e nel Cinquecento fu ulteriormente ristrutturata. Questo stesso campanile, dopo essere diventato un deposito d’armi, fu preso d’assedio nel 1547 durante la rivolta contro don Pedro de Toledo scoppiata dopo che quest’ultimo aveva promulgato un editto con cui istituiva l’ufficio dell’Inquisizione. Fu protagonista anche della rivoluzione guidata da Masaniello, durante la quale i suoi fedeli la presero d’assalto e la utilizzarono come avamposto di artiglieria contro gli spagnoli. Infine fu nuovamente occupata durante la congiura di Macchia. Nel 1701 la nobiltà napoletana tentò, senza successo, di rovesciare il governo vicereale dopo la morte di Carlo II di Spagna. Tra gli aristocratici coinvolti vi fu anche Gaetano Gambacorta, principe di Macchia, che diede nome all’avvenimento. In questi anni Cosimo Fanzago realizzò il pozzo di marmo e piperno custodito dal chiostro settecentesco da cui si accede tramite il convento.

Sempre Cosimo Fanzago fu l’autore del rifacimento della terza cappella di destra verso la metà del Seicento, la cappella Cacace, che è stata decorata in stile barocco, modificando l’arco a sesto acuto in arco a tutto sesto e rappresentando, dunque, un punto, se così vogliamo dire, stonato all’interno dell’austero gotico della basilica. La cappella Cacace costituisce, quindi, la testimonianza del fatto che i lavori che riguardano edifici monumentali solo recentemente si sono cominciati a effettuare rispettando lo stile dell’edificio stesso, in modo da renderlo il più possibile simile a quello che doveva essere l’originale, mentre in passato tali lavori venivano eseguiti secondo il gusto contemporaneo, anche a costo di entrare in contrasto col resto della struttura.

Nel 1732 un ulteriore terremoto fece crollare quasi del tutto la facciata della chiesa che fu poi riedificata su disegno di Ferdinando Sanfelice, artista di epoca barocca a cui si devono anche gli altari della chiesa. I bassorilievi sull’altare maggiore sono invece opera di Giovanni da Nola, il più importante scultore del Rinascimento napoletano. Per tutto l’Ottocento la chiesa e il convento poterono ospitare frati solo a fasi alterne a causa delle leggi napoleoniche prima, e del decreto di soppressione degli Ordini Religiosi, promulgato dal governo sabaudo, poi. Vi rientrarono solo a partire del 1930. Nel 2005 è stato inaugurato il Museo dell’Opera, in cui vi sono i resti archeologici della Neapolis greca sottostante e le collezioni di dipinti, antichi abiti monacali e arredi del monastero risalenti al Settecento e all’Ottocento. Indubbiamente in tutti questi anni si sono susseguiti numerosi lavori di restauro che hanno cambiato, insieme con i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il disegno originale del complesso, ma ciò che ne resta oggi è un capolavoro singolare, che per la sua stratificazione archeologica, architettonica e artistica, è capace di raccontare tutte le epoche storiche che ha vissuto.

Fonti: Claudia Viggiani, “L’Italia di Giotto: Itinerari giotteschi”, Roma, Gangemi, 2009

Cristian Bonetto, Josephine Quintero, “Napoli e la Costiera Amalfitana”, Lonely Planet, 2010

Laure Raffaëlli-Fournel, Cécile Gall, “Napoli e Pompei”, Milano, Touring Club, 2003

Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello, “Il giro di Napoli in 501 luoghi”, Roma, Newton Compton, 2014

Sito san Lorenzo Maggiore

Questo articolo fa parte della rubrica sulle Chiese di Napoli .”Napoli, la città delle 500 cupole”.


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