Gli ascari: chi sono e perché, oggi, così vengono chiamati i “traditori” del Sud


Soldati indigeni dell’Eritrea – ma anche della Somalia e dell’Arabia meridionale (conquistate durante il periodo fascista) – gli ascari furono reclutati nelle truppe coloniali italiane tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. In particolare, nel 1885, fu il colonnello Tancredi Barletta, del Regio Esercito delle Colonie africane, a comprare –  letteralmente – i servigi della banda dei Bashar Buzuk, trasformandoli in milizie regolari. Questi soldati, askar in arabo, combattevano il loro popolo per conto degli italiani, per una paga giornaliera di una lira e mezza.

In pratica gli ascari erano soldati mercenari (soprattutto eritrei), al soldo degli italiani e che dagli italiani furono molto utilizzati nelle guerre coloniali, non solo contro i loro concittadini eritrei. Furono molto utilizzati, ad esempio, anche in Libia (conquistata nel 1912 sotto il Governo Giolitti) nella lotta contro l’insurrezione senussita repressa da Badoglio e Graziani col sangue e con l’internamento in campi di concentramento dal 1929 al 1932.

Gli ascari erano divisi in 2 gruppi: uno in “servizio di polizia“, l’altro nei “servizi di campagna“, in ausilio ai soldati italiani. Quanto numerosi e “meritevoli” siano stati detti servizi, è provato dal fatto che venne loro concessa anche una pensione. Anche perché durante la seconda guerra mondiale circa il 40% della popolazione etiope-eritrea ha combattuto sotto la bandiera italiana.

Degli àscari eritrei parlò sempre con entusiasmo e nostalgia Indro Montanelli, che ne fece l’esperienza al comando di una banda.

Per i motivi storici sopra elencati, col termine ascaro si intende un traditore, spesso con declinazione soprattutto politica: un traditore della propria patria e dei propri concittadini. Infatti, nel linguaggio politico-parlamentare, un ascaro è chi agisce in totale dipendenza dagli ordini del proprio partito. In origine, infatti, il termine venne usato dagli avversari di Giovanni Giolitti – più volte capo del Governo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX – per indicare polemicamente i deputati del tutto sottomessi alle sue direttive.

Al giorno d’oggi, in particolare, non è raro il termine ascaro venga rivolto dai meridionali stessi ad altri meridionali, in special modo nelle accese discussioni sui social. Si vogliono indicare in tal modo coloro che sostengono tesi o hanno atteggiamenti a danno del Mezzogiorno, rinnegando in qualche modo quel Sud dove sono nati e cresciuti.

Fonti:
– Treccani.it
-Carlo Alfonso Nallino, Àscari, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1929


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