Coprifuoco, come nasce questa pratica: storia dal Medioevo all’emergenza covid


Di recente, il Consiglio dei ministri ha ufficializzato il nuovo decreto legge con ulteriori misure riguardanti l’emergenza covid. Tra le nuove disposizioni del governo, è stato dato l’ok per posticipare il coprifuoco sino alle 23. La storia del coprifuoco è però molto antica, e affonda le sue radici nel Medioevo fino ad arrivare all’emergenza Covid.

 

Il coprifuoco è, per definizione. un ordine imposto dalle autorità statali o militari, verso tutti i civili o coloro che non hanno uno specifico permesso rilasciato, consistente nell’obbligo di restare nelle proprie abitazioni – spesso durante le ore notturne.

L’origine pare risalire al Medioevo. In quell’epoca, le città erano dotate di torri campanarie (in latino ignitegium) da cui partiva l’ordine di coprire i fuochi domestici con placche di metallo. Questa pratica serviva quindi ad evitare pericolosi incendi e la propagazione degli stessi durante la notte, considerando che la maggior parte delle abitazioni erano all’epoca costruite in legno.

Secondo alcune fonti gli inglesi importarono il termine “Curfew” dal francese “couvre – feu”, quando Guglielmo il Conquistatore impose lo spegnimento di tutti i fuochi dalle otto della sera. Lo scopo era tenere la popolazione a bada ed evitare la nascita di movimenti anti-regime.

Esempio più vicino è quello del 1918, periodo in cui l’ufficio del commercio britannico ripristinò la pratica chiudendo locali e ristoranti e spegnendo le luci, per affrontare la crisi del carbone e risparmiare il gas dell’illuminazione. La prima eventualità di coprifuoco in Italia risale al 1940.

Fin dall’inizio dell’occupazione nazista in capitale le strade erano buie e i lampioni messi a tacere, le finestre coperte per non fornire alcun tipo di indicazione agli alleati. Era il 1943 quando la misura ritornò in vigore. Il regima fascista cadde, e per ragioni di ordine pubblico fu stabilito il coprifuoco dalle ore 21 alle ore 5 del mattino.

La circolazione era strettamente proibita se sprovvisti di un lasciapassare, a meno che non si trattasse di medici, sacerdoti o levatrici nell’esercizio delle loro mansioni. Gli esercizi pubblici di ogni tipo, i luoghi riservati allo svago, le adunate e le conferenze vennero negate. Delle sentinelle, poste nei punti strategici della città e continuamente in ronda, vigilavano affinché i divieti venissero rispettati – per tutti l’obbligo di fermarsi al “Chi va là?”

Trasgredire al comando conduceva al tribunale militare, alla carcerazione e talvolta alla morte. Sono diverse le testimonianze di cittadini sottrattisi all’ordine degli ufficiali giudiziari fucilati mentre tentavano la fuga o si opponevano alle autorità.

Badoglio, il maresciallo d’Italia, così s’espresse al riguardo: “Primo indiscutibile dovere, nel momento attuale è l’obbedienza. Si tratta di un periodo transitorio, per superare il quale occorre appunto la più scrupolosa osservanza delle disposizioni impartite dall’autorità militare”.

Se guardiamo alla storia più recente, nel 1961 il prefetto di Parigi Maurice Papon istituì il coprifuoco nella capitale francese. In piena guerra d’Algeria i musulmani dovevano ritirarsi a partire dalle ore 20 per prevenire insurrezioni e attentati.

La medesima misura è diffusa anche in Islanda come “legge di protezione sui minori”. Dal 2002, ai bambini con meno di 12 anni è vietato trovarsi all’aperto se non accompagnato da adulti. I ragazzi fino ai 17 anni hanno limitazioni che li costringono in casa dopo le ore 22.

Spingendoci fino a pochi giorni fa, il coprifuoco ritorna in vigore in Israele. Lì dove la campagna vaccinale aveva allontanano il terribile pensiero della pandemia, la pratica ritorna nel senso bellico del termine. Se fino a poche settimane fa la circolazione limitata preveniva il contagio, ora il coprifuoco è sintomo di paura e terrore per i continui bombardamenti che coinvolgono Tel Aviv, Holon, Askhelon e la striscia di Gaza.

Fonti:

Enciclopedia Treccani

Cardini F.e Montesano M., Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006

J.L. Einaudi, La bataille de Paris, ed. Seuil 1991


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