Il Thermopolium, il fast food degli antichi vesuviani

Ercolano


Il thermopolium era un luogo di ristoro dell’antica Roma, dove era possibile acquistare cibi pronti e caldi per il consumo in loco, poiché i romani usavano pranzare fuori casa.

Esso era costituito da un locale aperto sulla strada di piccole dimensioni con un bancone in muratura, decorato da lastre marmoree, nel quale erano incassate grosse anfore di terracotta (dolia), atte a contenere le vivande. Talvolta c’erano ambienti retrostanti dove ci si poteva sedere e consumare il pasto, probabilmente avevano una funzione simile ai moderni fast food. Il vocabolo ha origine greca, thermopolium, che letteralmente significa “spaccio di caldo” (o “di cose calde“). In realtà esso compare molto raramente, ma si utilizzava più comunemente il termine d’origine osco-umbra popina (donde popinarius e popinaria per i gestori), ampiamente attestato dalla letteratura e dall’epigrafia latina. Un altro termine era quella di caupona, che indicava però più la locanda, in cui, oltre a mangiare e bere ci si poteva anche dormire e ricoverare il proprio cavallo.

Sebastià Giralt

Ricostruzione grafica di un Thermopolium romano (di Sebastià Giralt)

I cibi che venivano serviti non di rado erano raffigurati in pitture murali, all’interno e anche all’esterno del locale. Si trattava di legumi, verdure, uova, olive, cipolle, spiedini di carne, salsicce, cacciagione, pesci, formaggi, frutta secca o di stagione, focacce e dolci.

Thermopolia sono stati rinvenuti a Pompei, dove se ne contano ben 89, ad Ercolano (in foto principale) e ad Ostia antica. Uno dei più famosi e ben conservati è quello di Vetutius Placidus (I,8,8), caratterizzato da un larario (edicola sacra) in stucco, ornato da un affresco: ai lati del Genius del padrone vi sono i Lari (protettori della casa) e quindi Mercurio (dio del commercio) e Dioniso (dio del vino). Uno dei doli fungendo da cassa, conteneva ancora 1385 monete, oggi esposte nella sezione numismatica nel Museo Archeologico di Napoli, mentre nella casa annessa alla bottega, interessante è il triclinio decorato in tardo “terzo stile”.

TERMOPOLIO DI VETUZIO

Thermopolium di Vetutius Placidus (I,8,8) a Pompei

Su via dell’Abbondanza, invece, si incontra il Thermopolium di Asellina, per la mescita di bevande calde e fredde, cibi cotti e fornito di stanze al piano superiore per consumare rapporti sessuali. Nel corso delle operazioni di scavo tutte le suppellettili sono state ritrovate al proprio posto: c’erano anfore per il vino, un imbuto, una lucerna di forma fallica che illuminava il banco e teneva lontano il malocchio e persino una pentola ancora sul fornello. Alcuni graffiti trovati sulle pareti fanno pensare che Asellina, oltre a rifocillare gli ospiti, procurasse anche fanciulle che offrivano loro compagnia, poiché a Pompei arrivava gente da tutto il bacino del Mediterraneo, l’astuta proprietaria si era procurata probabilmente fanciulle straniere, in modo che i clienti esteri si trovassero a proprio agio con belle conterranee.

Asellina

Thermopolium di Asellina

Famosi erano anche i thermopolia di Ostia antica, come quello denominato “della via Diana”, dotato di ampi locali e sale interne, con un piccolo cortile annesso nel quale i clienti svolgevano il gioco d’azzardo con i dadi, o magari si abbandonavano ai piaceri con una “versatile” cameriera.

Ostia

Thermopolium di Ostia Antica.


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