Sevaiola, l’origine di questo insulto napoletano risale ai falegnami

Ce vo' 'a ciorta pure pe ffa' 'a zoccola


Sicuramente uno dei peggiori insulti che si possa proferire nei confronti di una donna, più giovane o matura che sia. La parola (o meglio parolaccia) sevaiola indica una persona di sesso femminile di facili costumi e di scarso valore morale, in genere proveniente da quartieri malfamati, dove spesso la “vita” di strada è l’unica via per sopravvivere.

Insomma, sevaiola sta un po’ per prostituta, meretrice e tutte le sue varianti più edulcorate o anche più volgari. Ma spesso ci si riferisce con questo lemma anche a ragazze “sporche” non solo moralmente ma pure dal punto di vista dell’igiene intima. Aspetto che conferma la provenienza della suddetta sevaiola da ambienti caratterizzati da grande povertà e da totale mancanza dei più comuni comfort.

L’origine del termine, in realtà, deriverebbe da un lavoro umile, ma assolutamente dignitoso, ovvero quello del falegname. In effetti in alcuni vocabolari antichi, anche di italiano, si ritrova l’espressione “sevaiolo”, poi tramutata in “segaiolo”, con chiaro riferimento alle operazioni svolte dai falegnami per lavorare il legno, andando su e giù o avanti e indietro con le braccia e le mani.

Ebbene, tali gesti e tale termine, i napoletani lo riferiscono – come tutti all’ombra del Vesuvio sanno – all’atto maschile della masturbazione. Ma se quest’azione è praticata da una ragazza a un maschio, ecco in questo caso si potrà dire (linguisticamente parlando, secondo gli usi del dialetto napoletano) che si è in presenza di una sevaiola.


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