Salernitana, Ribery alla Leotta: “Mi piace Salerno, la città vive per il calcio e i tifosi sono calorosi”

Foto Ig Leotta


È un grande finale di stagione per la Salernitana che ad una giornata dal termine del campionato ha ottime chance di salvarsi. Una possibilità che soltanto un mese fa sembrava impossibile e che invece ora può concretizzarsi vincendo domenica contro l’Udinese.

RIBERY INTERVISTATO DALLA LEOTTA PARLA DELLA SALERNITANA

I granata hanno il destino nelle loro mani grazie a ben 19 punti conquistati nel girone di ritorno, basterà una vittoria contro l’Udinese. Se la Salernitana dovesse pareggiare e il Cagliari vincere (con entrambe a 32 punti) allora sarebbero i sardi a rimanere in A grazie ad un miglior risultato negli scontri diretti. In attesa del match, Diletta Leotta ha intervistato uno degli uomini punta dei granata: Ribery. Un’intervista esclusiva uscita oggi su Dazn in cui parla del suo rapporto con la città e la tifoseria:

Salerno è una bella città, qui si vive per il calcio. Prima di venire qua ho cercato informazioni sulla Salernitana e su Salerno perché non ne sapevo molto. Poi, quando sono arrivato, il calore della gente mi ha ricordato la Francia. Anche da noi le persone vivono per il calcio, vivono per la loro passione. E anch’io sono così e per questo motivo sono venuto qua. Anche se ho vinto tutto nella mia vita e ho 39 anni, mi sento ancora un bambino: mi piace il calcio e vivo per quello. L’Arechi è un po’ speciale. Non è uno stadio troppo grande, ma si fa sentire: ti dà qualcosa di diverso rispetto a tanti grandi stadi che ho conosciuto nella mia carriera. I tifosi sono vicini ai giocatori, si fanno sentire dal primo all’ultimo minuto. Io faccio sempre il massimo per loro: fanno tanti sacrifici ogni settimana, portano la famiglia e i bambini allo stadio. Quando faccio una buona partita vado a casa tranquillo perché so che la città, all’indomani, quando si sveglia parlerà della partita. So cosa significa per un tifoso vincere o perdere. Quando perdiamo sto malissimo perché so quanto ci tengono“.

 

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ANEDDOTI DI VITA

Spazio poi anche al lato meno sportivo dell’attaccante che risponde alle domande della conduttrice al largo di Salerno a bordo del peschereccio “Lucia Madre”.

Mio figlio Seif ha il numero 7 come me, ma a differenza mia è mancino. Gioca nelle giovanili del Bayern Monaco. Vive di calcio, è innamorato di questo sport. È forte, ma l’importante è che si diverta e che sia felice. Da piccolo l’ho sempre portato con me allo stadio e nello spogliatoio. Ha capito come funziona il mondo del calcio e gli piace. È un po’ più triste degli altri per il fatto che non sono a casa, per lui è un po’ più difficile rispetto ai fratelli. Se avessi un tasto per tornare indietro tornerei nel mio quartiere. Sotto il mio palazzo c’era un piccolo campo da calcio, giocavamo tutta la sera e fino a notte fonda, anche fino alle 2 e alle 3 del mattino. Era bello, mi vengono sempre i brividi a pensarci“.

LA PREGHIERA DEGLI ALUNNI


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