Ercolano, l’indescrivibile emozione della Brigata Vesuviana


 

Brigata Vesuviana

Guardi quella bandiera che sventola nel cielo ed è come una mano che sfoglia le pagine di un libro ancora da riempire. Solo che stavolta non si tratta di scrivere di Tufano che salta più in alto di tutti, anche se dagli spalti sembra un fungo spuntato in mezzo a delle viti; e non si tratta nemmeno di raccontare la tripletta d’esordio del grande Mario Picciano, purtroppo da poco venuto a mancare; o ancora dell’inafferrabile Gigi Pezzullo, che è meglio se per un fallo appena dentro l’area l’arbitro fischia una punizione dal limite, perché tanto quella è la sua zolla. Non si tratta neanche di appuntare sul foglio ancora vergine le scorribande contemporanee di Pianese e Casonaturale, e magari un giorno leggere che sono servite per arrivare in serie D.

Guardi quella bandiera che si agita nel cielo e allora sai che dovrà pur esserci qualcuno a sventolarla. E vedi che ce ne sono centinaia, e qualche volta pure migliaia. E allora ti vien voglia di rimanerle bianche quelle pagine, perché come fai a raccontare che un’emozione si può appendere anche a due fili che stringono una stoffa ad una mazza. E poi, chi lo sa come si spiega un’emozione! Beh, forse loro, proprio loro, la Brigata Vesuviana. Perché gliel’hanno raccontata i loro padri, e a quest’ultimi i nonni dei loro figli. E se ti immagini le tribune del vecchio “Raffaele Solaro”, che poi si chiamava “Cocozza” e non si trovava proprio dov’è adesso, intravedi anche le loro facce, perché uno stadio senza i suoi tifosi non te lo sapresti proprio immaginare.

E resti ancora a guardare quella bandiera che non la smette di accarezzare l’aria, mentre cerchi di capire quell’emozione inafferrabile, che pure è sulla bocca di tutti. Poi, le squadre entrano in campo, anche se gli occhi sono tutti “per i nostri”, quelli con la maglia granata. E vorresti stare dentro quelle casacche che profumano di storia, per lasciarti impregnare almeno una volta nella vita da un brivido indimenticabile. E, invece, è la bolgia del “Solaro” a rapirti e finalmente capisci: un’emozione si esprime cantando. Perché se il fresco conduttore di Sanremo, Carlo Conti, chiedesse – proprio come ha fatto con il ct Antonio Conte – qual è la colonna sonora della loro vita, non risponderebbero col titolo di una canzone, bensì con un coro: “L’Ercolano siamo noi”, che in fondo non è nient’altro che la verità.

Di seguito un piccolo video girato proprio all’ingresso in campo dell’Herculaneum contro il San Marco Trotti, nell’ultima domenica di campionato.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=GT2PmUwydxc[/youtube]

 


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