Sputtanapoli internazionale: “A Napoli niente da vedere, solo camorra e spazzatura”


La reporter inglese Sarah Shmalbruch ha scritto un articolo sul sito “Business Insider UK” in cui spiega, in maniera sommaria e ignorante, i motivi per cui, secondo lei, nessun turista vorrebbe mai visitare Napoli. Le motivazioni espresse dalla donna sono la manifestazione di tutti i possibili luoghi comuni sorti sulla nostra città, parole derivate da un “sentito dire” qualunquista e dalla campagna di distruzione che quotidianamente i mass media italiani ed internazionali muovono contro la nostra terra. Ma vediamo quali sono queste motivazioni “universali” addotte dalla giornalista, in netto contrasto con gli innumerevoli casi di giornalisti, blogger e visitatori che esaltano Partenope, attestati di lode praticamente all’ordine del giorno.

L’assunto da cui parte la denuncia è già, a priori, sbagliato: nonostante l’Italia sia il quinto paese al mondo prescelto dai turisti, pochissimi di questi si fermano a Napoli. Dei dati sommari ed erronei dal momento che la nostra città, soprattutto in questi ultimi anni, ha visto un incremento esponenziale del numero di visitatori, superando di gran lunga le altre città italiane. Lo dimostrano i dati, lo dimostrano i turisti entusiasti che girano per i nostri stretti vicoli, mentre a sostenere la tesi della Shmalbruch c’è solo la sua sbagliata visione della questione.

Così inizia parlando, sempre “per sentito dire”, della “terra dei fuochi”: per lei un “triangolo della morte”, creato dalla Camorra, che circonda Napoli. La drammatica situazione dell’entroterra campano è innegabile e, purtroppo, noi siamo le vittime di abusi decennali di malavita e industriali provenienti soprattutto dal Nord Italia, come anche da Germania, Australia e altre nazioni, ma un conto è questo, un conto è definire l’intera zona come tossica e nociva per qualunque visitatore. A sentire la scrittrice i turisti rischierebbero un cancro solo per qualche giorno in città, cosa scientificamente e ovviamente assurda. Per descrivere l’emergenza rifiuti usa una foto del 2007: qualcuno le regali un orologio, di quelli con la data portata per esteso.

Veniamo quindi alla parte peggiore delle storielle inventate: non c’è molto da vedere a Napoli. Non andrebbe nemmeno replicato a una simile dichiarazione, soprattutto quando per scriverla ci si è basati su i dati forniti da TripAdvisor: Secondo il sito di recensioni e la giornalista Napoli vanterebbe soltanto 149 cose di interesse turistico e 36 ristoranti e bar. Che dire? Basterebbe visitare una sola strada della nostra città per trovare centinaia di luoghi unici e ben più di 36 locali, ma la nostra accusatrice a Napoli non ha mai messo piede…e probabilmente mai lo metterà. Solo 3 chiese di Napoli, inoltre, sarebbero meritevoli del certificato di eccellenza di Tripadvisor: lo sa la reporter che Napoli è la città delle 500 cupole? Lo sa che Napoli è stata fondata prima di Roma, ha mai visto le mura greche, è a conoscenza che Napoli possiede il centro storico più vasto d’Europa ed è patrimonio dell’Unesco?

Infine viene evidenziata la criminalità e la povertà. Sono entrambi fattori esistenti, ma anche in questo caso la situazione viene esasperata all’estremo: la giornalista, informatasi sulla Camorra daVanity Fair, dichiara sconvolta come da un momento all’altro,  in ogni strada di Napoli, potrebbe scatenarsi una sparatoria fra polizia e criminali, di come la città sia a tutti gli effetti in una irrecuperabile bancarotta, secondo un blog da lei apprezzato, e di come la metà dei napoletani o vive nell’illegalità o in uno stato di indigenza. Bisognerebbe ricordarle che Napoli è molto in fondo alla classifica delle città più pericolose, al 36esimo posto in Italia quando ai primissimi compaiono Roma, Milano, Firenze, Bologna e altre, e che le sparatorie improvvisate sono una peculiarità americana, dove puoi beccarti una pallottola soltanto perché hai la pelle nera. Eppure, per lei ci sarebbe “qualche ragione” per visitare la città: inutile dire che sono luoghi comuni come la pizza ed evidenti come il Museo di Capodimonte, nulla di più.


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