Miezz ‘a via, dove scorre il sangue disperato dei napoletani


Miezz ‘a via è il luogo dove si spara, di innocenti minacciati e derubati. Miezz ‘a via è la location ideale per freddare un nemico, spaventare l’onesto e ottenere potere. Il cemento del centro storico di Napoli e della sua provincia stanno ribollendo, non solo per il caldo afoso di questa estate ma anche per il sangue versato, spesso di chi miezz ‘a via ci è solo capitato per caso.

La camorra sta conducendo la sua battaglia intestina a suon di proiettili e contemporaneamente acquisisce pezzi di potere, laddove lo Stato lascia fare. E miezz ‘a via, in certe vie, sia di giorno che di notte, fa paura transitarci. Esistono zone nelle quali vige la legge dei clan, dove se ci entri e non ne fai parte sei avvicinato da qualcuno. Sono dei quartieri autonomi, indipendenti dallo Stato. Lo Stato da quelle parti si chiama camorra.

E allora succede che se ti ribelli alle leggi della strada finisci male come è capitato al giovane meccanico napoletano ma addirittura succede che miezz ‘a via puoi trovare una pistola incustodita, almeno come racconta la storia che ha visto la fine di Pietro Spineto.

Miezz ‘a via abbiamo paura, ma la cosa raccapricciante è che lo stato ha timore: non ci entra, lascia fare e disfare ai clan e noi diventiamo vittime consapevoli e senza speranza di uno (l’altro) stato (la camorra) che semina panico e violenza, capace di occupare i luoghi di potere e tradurre i suoi sporchi affari in milioni di euro favorendo la crescita di vere e proprie discariche sociali.

Renzi, nella riunione generale del Pd, ha parlato di infrastrutture da farsi al Sud, di zero chiacchiere e stop ai piagnistei. Ma qui si piange, perché tanta povertà è determinata dalla camorra.

Lo stato, quello vero, deve entrare nei quartieri gestiti dalla malavita, fare terra bruciata, restituire speranza ai napoletani onesti e laboriosi. La Napoli della paura deve essere combattuta, altrimenti non si ripartirà né ora né mai. Non basterà l’alta velocità, non basterà una Salerno-Reggio Calabria completata finché la camorra spargerà sangue sulle strade.

Napoli resiste ma è distrutta nell’animo. Chiede aiuto, perché da sola non ce la può fare. E questo non è un piagnisteo. Non ci versiamo addosso le lacrime, perché oltre la Napoli della camorra esiste quella della sconfinata bellezza artistico-culturale, di cittadini onesti e lavoratori, di gente che si fa anche ammazzare per il bene della propria città. Napoli può splendere.


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